A cura della Redazione
Cinquant’anni, praticamente una vita, trascorsi da Lucio Zurlo realizzando un sogno: regalare a Torre Annunziata, ai ragazzi di Torre, un’opportunità facendo a pugni per sport. Una pazza idea nata quando nessuno ne avrebbe mai ritenuto possibile la realizzazione: trasformare un antro umido in una fabbrica di campioni. E’ una delle ultime fabbriche che ancora resistono qui, da qualche anno ha affiancato alla linea di produzione maschile anche quella femminile: Irma Testa è l’esempio più bello, conferma che il pugilato è arte tanto nobile da conquistare anche le donne. Oggi è venuto il momento di direi ufficialmente grazie a Lucio Zurlo, proprio oggi che il nome di Torre Annunziata nello sport è associato a quello di Ciro Immobile, appena consacrato star europea del calcio. Tra le due storie c’è un sottile filo che le unisce: il piacere dell’azzardo razionale, della scommessa possibile sul talento. Ciro ha puntato sul proprio, accettando la sfida dell’emigrazione in Germania proprio quando centrava due obiettivi quasi fiabeschi: il titolo di capocannoniere della serie A e la maglia azzurra per il mondiale dei mondiali. Lucio ha puntato sul talento degli altri, quello che altrimenti sarebbe stato nascosto (o, peggio, disperso) nei nostri vicoli, dimostrando così il proprio immenso talento di scopritore, di allenatore, di educatore. Ai ragazzi ha insegnato le regole e, in una società dove la legalità è meno di un’aspirazione, è già tanto. Lo ha fatto anche quando là fuori, al di là del muro scrostato, regnava (e ancora regna) un’altra legge: odiosa, capace di distrarre dalla gloria sportiva il campione più grande, Pietro Aurino. Gli altri ci saranno tutti alla festa programmata per il primo mezzo secolo della Pugilistica Vesuviana; a partire da Ernesto Bergamasco, il primo della serie che ora continua grazie alla seconda generazione di maestri Zurlo: Biagio, piacevolmente condannato per sempre a essere il figlio di Lucio, il patriarca. Nonostante sul ring sia stato campione e giù dal quadrato sia diventato allenatore della nazionale e ora sapiente procuratore. Sarà una serata di baci, abbracci e lacrime. Come spesso accade quando combattenti e reduci si ritrovano con qualche chilo in più e tanti capelli in meno. Si parlerà di quella volta che per aiutare Nino Benvenuti a preparare una sfida mondiale si andò tutti in trasferta a Terzigno, o di quando al Maestro chiedevano sparring per campioni del mondo. Ma il tempo non regala solo nostalgia e rimpianti. La fabbrica è ancora qui, pronta a sfornare nuovi modelli. Irma e gli altri sono il futuro: per una sera parliamo di domani. Nel segno dei Zurlo. MASSIMO CORCIONE