La settimana del rimpianto per il Napoli s’è ufficialmente chiusa sabato sera. L’atto unico, cominciato giovedì sera con la delusione collettiva sopportata contro i tedeschi del Lipsia, si è concluso con la sfida più lontana dalla realtà di vertice che in campionato il Napoli vive: in Chievo-Cagliari hanno fatto gol Giaccherini, Inglese e Pavoletti, cioè quelli che frettolosamente (e sbagliando) potrebbero essere definiti i tre scarti dell’attacco napoletano. Ma non c’è più spazio per rimpiangere chi è andato via (Giaccherini e, prima di lui, Pavoletti) o chi non è ancora venuto (Inglese).

Rappresentano il passato o il possibile futuro, ma da oggi occorre pensare solo al presente. Quindi, dopo aver aperto la domenica vedendo il derby tra Torino e Juventus, conta unicamente battere la SPAL con le sue magliette bianco-azzurre che pure fanno tanto ricordo, ma di un altro calcio dove i tipi alla Sarri manco esistevano. E se fossero esistiti, avrebbero combattuto per Ferrara. Per fortuna (e sottolineo per fortuna di tutti) in questa era geologica Sarri si sta giocando lo scudetto lottando (per il Napoli) alla pari con la Juventus. Una realtà meritocratica che fa onore all’intero movimento.

Ne è consapevole lo stesso allenatore che anche per questo motivo forse non ripeterebbe mai le frasi usate alla vigilia dei sedicesimi di Europa League. Questi pensieri attraversavano la mia mente, mentre ascoltavo Gattuso nella conferenza del sabato pomeriggio: l’ho visto ringhiare, rivelando che ai suoi giocatori ha negato preventivamente ogni alibi che servisse da giustificazione in caso di insuccesso contro la Samp, questa sera. Ho provato a immaginare che cosa sarebbe accaduto in campo al Napoli se quella stessa cattiveria l’avesse espressa Sarri, prima del Lipsia. La divagazione è durata pochissimo, scacciata dalla sua inutilità. Quel risultato non si può cambiare, nessuno ordinerà di rigiocare la partita: da ora alla fine del campionato, bisogna puntare sempre a vincere. Anche in quello scontro diretto che varrà più di una finale di Champions, perché questo hanno sempre pensato (e non sottovoce) Sarri e i suoi titolarissimi. Contro la SPAL come se fosse il Real Madrid, anzi come se fosse la Juventus. Così l’importanza della sfida sarà ancora più credibile.

*(già direttore di Sky Sport)