A cura della Redazione
«Mi chiamo Gaetano (…). Le scrivo perché avrei da farle una richiesta particolare. Siamo un piccolo gruppo di amici al quale piace fare Murales. Amiamo molto dipingere, ma nel contempo siamo molto rispettosi della legge e di conseguenza senza permesso non oseremo mai dipingere un muro della nostra città. Odiamo coloro che imbrattano i muri e che vi fanno spendere migliaia di euro per la loro pulizia. La passione è grande perché attraverso il Writing possiamo esprimere tutto quello che abbiamo dentro. Amiamo talmente la nostra città che la immaginiamo piena di colori, di sole, di allegria e piena di quei grandi valori che hanno sempre contraddistinto le nostre generazioni. Il muro che vorremmo usare a tale scopo è quello che divide Via Carminiello (parco 1° Maggio) da Via Vittorio Veneto. Confidando e sperando che questa richiesta arrivi nelle Sue mani aspetto con fiducia una risposta. Ho dimenticato, e ne chiedo scusa, di precisare che siamo tutti ragazzi di età compresa tra i quindici e i diciannove anni, che sperano ed hanno fiducia in Voi, perché vista la Vostra giovane età siamo sicuri che sarete al nostro fianco per il futuro della nostra città. Colgo l’occasione per porgerLe i più cari e sinceri saluti». Questa richiesta di attività artistica muraria è stata indirizzata al Sindaco di Torre Annunziata nello scorso marzo. Provo difficoltà a pensare che una simile domanda possa essere diventata oggetto di disattenzione per un così lungo periodo, visti il senso civico e l’età dei mittenti, che hanno un’età compresa tra i quindici e i diciannove anni. Ritengo possibile, naturalmente, il non accoglimento della richiesta dei “nostri giovani concittadini”. Ma proprio non riesco a condividere che simili parole possano rimanere inascoltate. La politica dimentica, forse, che il suo compito principale è quello di “risvegliare le forze morali e spirituali” nella società per favorire la costruzione “di un nuovo e giusto ordine sociale”? L’impressione dell’osservatore esterno è che gli amministratori comunali, a cominciare dal Sindaco, abbiano smarrito la bussola rispetto a quelle che sono le loro funzioni prioritarie, che dovrebbero essere quelle di sviluppare le forze morali della comunità, nel rispetto delle leggi e dell’etica pubblica e con le più ampie garanzie di sicurezza rispetto all’agire della devianza. Ad una semplice “maestrina” come me, risulta ogni giorno più difficile comprendere come educare i minori al rispetto della norma, della cosiddetta legalità e del comune senso civico, fuori dagli stereotipati proclami che ci vengono da ogni parte circa l’assoluta necessità di restituire l’etica all’azione politica e sociale. Credo che bisogna evitare di banalizzare la dialettica politica, riducendola alla cifra dell’incapacità o, peggio, della malafede, come mi sembra siano portati a fare quanti non hanno mai sperimentato le difficoltà dell’amministrare una città come la nostra. Ma la gente si aspetta di più, in termini di soluzione dei problemi che impediscono il decollo, anche civile e sociale oltre che economico, della città, ma, soprattutto, in termini di confronto e di coinvolgimento dei ceti professionali e produttivi e di quanti, tutti i giorni, in questa città vivono ed operano anche per aprire spazi di innovazione e di creatività. L’avvocato Francesco Maria Cucolo ha espletato il suo mandato di Primo Cittadino per oltre dieci anni grazie anche ad una squadra capace di impegnarsi intorno ad un progetto che ci fece tutti sognare, il progetto del “rinascimento” della città, dove per progetto intendiamo una serie concatenata di interventi, per rimuovere i punti di crisi della vivibilità e del possibile sviluppo della città. All’attuale Sindaco avvocato Giosuè Starita chiediamo, con deferenza e-se ci è consentito- con amicizia, di mantenere viva l’interlocuzione reale con la gente, ma, soprattutto, di rendere sempre più visibile il progetto capace di dare un senso e una finalità, o, se volete, un destino alle attività e alle iniziative messe in campo dalla sua amministrazione, organizzando in una “intelligenza collettiva” quelle disponibilità e quegli entusiasmi provenienti dalla “società civile”. MARINELLA CIMMINO