A cura della Redazione
«Non usate armi per festeggiare il Capodanno» «Ucciso dalla follia criminale. Morto per mano di un pazzo che ha preferito un’arma da fuoco ai petardi di Capodanno». Con questa tragica notizia si concluse l’anno 2007 a Torre Annunziata. Una pallottola vagante spezzò la vita di Giuseppe Veropalumbo a pochi minuti dall’arrivo del nuovo anno. Una sola è bastata a strappare di colpo una vita e a lacerare per sempre quella di sua moglie, Carmela Sermino, e della figlioletta Ludovica di appena due anni. A distanza di un anno vale la pena raccontare un dramma familiare che non ha ancora una spiegazione razionale. Un giovane lavoratore, padre e marito esemplare, che non è riuscito a salutare il 2008 perché qualcuno si è “divertito” a sparare all’impazzata nella finestra della famiglia Veropalumbo, in via Cuparella. Nonostante l’intenso lavoro investigativo, il colpevole di questo assurdo omicidio non ha ancora un volto. Pieni di sofferenza, disperazione e angoscia sono gli occhi di Carmela. Per lei il tempo si è fermato a quella notte, quando dovette dire addio a suo marito, accasciato a terra sanguinante. «La mia vita è finita il 31 dicembre 2007, alle ore 23.30 - inizia il racconto della vedova Veropalumbo -. Da allora, non vivo ma sopravvivo per la mia bambina. La mia vita ora ha senso solo quando lei sorride». Ludovica aveva soltanto nove mesi quando il suo papà è volato in cielo e non conosce ancora il perché di questa assenza. «Ogni sera mia figlia - afferma Carmela - prega per il suo papà e mi chiede sempre: “E’ in cielo con Gesù, vero?”. Ed io le rispondo, con un finto sorriso, che è l’angelo del suo cuore. E’ ancora troppo piccola per conoscere la verità. Non ha nessun ricordo di suo padre, solo una foto che bacia prima di andare a letto. Un giorno - continua - quando crescerà, le racconterò che un uomo, di cui non conosco il nome, ha troncato la vita del suo papà per puro divertimento. Odierà questa città, anche se spero che per quel giorno saremo lontane da qui». Carmela attualmente vive con sua mamma e suo fratello a Torre Annunziata. Ha lasciato l’appartamento di via Cuparella perché non voleva restare da sola in quella casa. Troppi ricordi incancellabili si celano dietro quelle mura. Da marzo lavora come segretaria amministrativa al teatro Trianon di Napoli, di cui Nino D’Angelo è il direttore artistico, e spera di potersi trasferire presto nel capoluogo campano, per lasciare definitivamente questa città che non le ha dato nulla, se non dolore. «Fortunatamente ho trovato un impiego - spiega Carmela -. Non ho avuto nessun aiuto. Mi aspettavo più solidarietà sia dall’amministrazione comunale, che dal Presidente della Repubblica (a cui Carmela inviò una lettera raccontando la sua storia e chiedendo sostegno, ndr). Invece, devo dire che solo la Casa della Solidarietà di Amleto Frosi mi ha sostenuto per mesi, pagando l’affitto dell’abitazione in cui vivevo. Quando lavoro - aggiunge la vedova Veropalumbo - riesco a distrarmi e ad allontanarmi dalle angosce e dalle paure che mi assalgono ogni giorno e soprattutto in questo periodo, visto l’avvicinarsi del Natale. Ho paura - dice Carmela - che qualcun altro possa vivere la mia stessa disgrazia. Ed è per questo che faccio un appello a coloro che si divertono ad usare armi durante la notte di Capodanno. Un gesto inconsulto può rovinare per sempre una famiglia. Non usate armi per favore». Ed è proprio in questo clima di festa che Carmela e la sua famiglia, spinti dalla rabbia e dal dolore, preferiscono allontanarsi da Torre Annunziata. «Andremo ad Acerra da alcuni parenti - dichiara la vedova -. Anche lì sicuramente ci sarà un clima di gioia, ma almeno non vedrò Torre Annunziata festeggiare. Per me Natale non esiste più. Anni fa persi mio padre il giorno della Befana. Ora che anche Peppe se n’è andato, non ho motivo di brindare. Un giorno, forse - conclude - farò finta di niente e addobberò la casa con albero e presepe perché è giusto che Ludovica possa vivere gioiosamente il Natale. Per ora la mia casa è vuota… come il mio cuore del resto». In attesa del nuovo anno, mentre tutte le famiglie si ritroveranno a trascorrere la vigilia del nuovo anno con la classica tombolata, mentre tutti conteranno alla rovescia e brinderanno, Carmela e Ludovica si ritroveranno sedute ad un tavolo, non guarderanno dalla finestra i fuochi pirotecnici di chi festeggia, ma osserveranno quel posto vuoto, quella sedia, dove Giuseppe sedeva, e continueranno a chiedersi “perché?”. E, chissà, a sperare, come tutti noi, che quei fuochi killer non colpiscano ancora. Una notte di follia può distruggere la vita. Pensiamoci. ENZA PERNA