A cura della Redazione
“Siamo in una situazione di grossa emergenza. La cosa più sconcertante, però, è che nessuno è disposto a darci una mano”. Anna Cacace, per gli amici Ninà, presidente della sezione di Torre Annunziata della “Lega Nazionale difesa del cane”, lancia il suo disperato grido d’allarme alle istituzioni locali e ai cittadini del comprensorio. “Il prossimo 18 marzo – spiega – saremo sfrattati dal giardino di via Settetermini a Boscoreale, che utilizziamo da circa nove anni per accogliere i cani randagi e quelli abbandonati. Attualmente ospitiamo 130 cani dei quali, una buona parte, finirà probabilmente in mezzo alla strada con il serio rischio di non sopravvivere a lungo”. La sezione cittadina della “Lega Nazionale difesa del cane” opera nella città oplontina dal 1997. Dopo qualche anno dalla sua costituzione, Anna Cacace presentò all’amministrazione guidata dall’allora sindaco Francesco Maria Cucolo, il progetto per la costruzione di un canile municipale in un suolo nell’ex area Deriver, di proprietà del Comune. Ma quell’ipotesi non fu mai presa in considerazione. “Il suolo di proprietà del Comune – spiega Vincenzo Ascione, ex assessore all’Urbanistica di quel periodo – si trovava lungo la fascia di costa ed era destinato a progetti turistico-ricettivi per la riqualificazione dell’intera area. Per questo motivo - conclude – dovemmo rigettare la proposta che ci era pervenuta da parte della signora Cacace”. Un’analoga istanza è stata avanzata dalla “Lega” anche all’attuale amministrazione comunale. “La settimana scorsa – dice Ninà – ho avuto un incontro con il sindaco Giosuè Starita. Anche in questo caso, però, la risposta alle mie richieste è risultata negativa. A Torre Annunziata non ci sarebbero suoli disponibili nei quali ospitare i nostri amici a quattro zampe. Noi, però, abbiamo un’idea diversa. I suoli esistono ma, evidentemente, c’è qualcun altro che ci ha messo gli occhi sopra. Eppure l’amministrazione comunale spende 60 mila euro all’anno per il ricovero dei cani randagi in una struttura privata a Boscoreale”. Insomma, una situazione piuttosto difficile, per la quale non si riesce ad intravedere una possibile soluzione. “Attualmente – continua la signora Cacace – il nostro staff è composto da quattro persone. Siamo davvero pochi e, per questo motivo, siamo stati costretti ad abolire il turno pomeridiano, dedicandoci ai nostri cani solo la mattina. Inoltre, il proprietario del giardino ci ha inibito la fornitura idrica, costringendoci a lavorare in condizioni igieniche molto precarie. Nonostante ciò – spiega – continuiamo con dedizione e sacrificio, anche economico, ad occuparci di loro. Li facciamo mangiare, li laviamo ed effettuiamo le regolari vaccinazioni”. Nel corso dei dodici anni di attività della sezione cittadina della “Lega Nazionale difesa del cane” sono stati dati in adozione a diverse famiglie più di cento cani e sono state effettuate circa duecento sterilizzazioni. “Purtroppo in tutto questo tempo – prosegue Ninà - abbiamo sempre dovuto cavarcela da soli. Ora che la chiusura del giardino è imminente dovremo, nostro malgrado, separarci dai nostri amici a quattro zampe. Per questo motivo, per non abbandonarli tutti al loro destino, abbiamo deciso di affidarli a strutture del nord Italia. Infatti, siamo alla disperata ricerca di un’autovettura modello suv, per poter trasportare sei nostri ospiti al canile centrale di Milano. Ma, fino ad ora, nessuno ha risposto al nostro appello. Inoltre, la struttura di Val Pellice, che si trova nelle vicinanze di Torino, ha accettato di accogliere cinque femmine di piccola taglia, considerata la forte richiesta di questi esemplari. Contiamo, nei prossimi giorni, di trasferire i cani a Torino per via aerea”. A questo punto viene da chiedersi cosa ne sarà degli altri 119 cani che ora ricevono le cure e l’affetto di Ninà e dei suoi collaboratori. Lasciarli in strada, senza assicurare loro un pasto, e la dovuta assistenza medica, sarebbe come destinarli ad una morte sicura. BENNI GAGLIARDI