A cura della Redazione
Le spiagge sono inquinate, anzi no. Il dietrofront sul divieto assoluto di accesso agli arenili della costa da Castellammare - zona banchina - a San Giorgio è arrivato nel corso dell’ultimo vertice al ministero dell’Ambiente con i sindaci della costa del Vesuvio. Non che stagno e berillio, quelli rilevati dagli esami condotti dall’Arpac, siano prodigiosamente spariti dai lidi dell’area a sud di Napoli: dal vertice è emerso, invece, che quegli elementi ci sono ma non vanno considerati nel bilancio dell’inquinamento. Perché fanno parte dello scenario, tecnicamente il «fondo naturale» delle zone vesuviane: la sabbia vulcanica, in altre parole, è fatta così. Bonificarla è impossibile. Almeno per quanto riguarda stagno e berillio. Altro discorso per i diversi elementi inquinanti sugli arenili pubblici e privati della costa. Rame, pesticidi, benzopirene, antracene, fluorantene e arsenico non sono la compagnia ideale per un bagno di sole. Per quelli, è stata immediatamente chiesta un’azione di bonifica. Sarà la conferenza dei servizi fissata entro la fine del mese a stabilire il calendario degli interventi. Si tratterà, come spiega il sindaco di Torre del Greco Ciro Borriello, di una bonifica «limitata ai pochi punti critici ancora evidenziati sul litorale. Una procedura che di sicuro consentirà ai nostri imprenditori, gestori balneari, ristoratori e tutti i rappresentanti delle categorie commerciali di operare con serenità». Una soluzione alla napoletana? «Assolutamente no - spiega il sindaco di Castellammare Salvatore Vozza - decisioni di questo tipo sono state adottate in diverse località d’Italia, proprio perché ci sono ambienti naturali con determinate caratteristiche. Le nostre spiagge nere sono così da sempre e non mi pare che frequentandole sia mai morto nessuno». Fino a qualche decennio fa - e tuttora in alcuni lidi privati - quelle stesse sabbie nere erano utilizzate, per la loro ricchezza in sostanze minerali, per le sabbiature, considerate un formidabile rimedio naturale contro i reumatismi. Poche settimane fa i risultati dell’indagine dell’Arpac che invece parlavano di granelli-killer. Ora la nuova lettura dell’Istituto superiore di sanità, che riabilita il litorale vesuviano. D’accordo sulla soluzione ma scettico sui tempi Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania. «È sensato riconoscere che alcuni elementi sono caratteristici di un paesaggio e non possono essere ritenuti inquinanti. Mi sembra però difficile, anche escludendo stagno e berillio, che si possa affrontare il problema della bonifica in tempi brevi». Se l’obiettivo è quello di rendere fruibili tutte le spiagge in tempo per l’estate, insomma, non sarà semplice. «Per disporre una bonifica bisogna redigere un piano, indire le gare, non mi pare che si possa parlare di operazioni lampo, a meno che non si tratti di zone estremamente ridotte». A giorni sarà resa nota la strategia di intervento. LAURA CESARANO (da Il Mattino)