A cura della Redazione
Abiti fashion, capelli gelatinati e tagli new-age che a stento lasciano vedere gli occhi: ragazzi poco più che ventenni, qualcuno ancora bambino, diventati “mito” per aver interpretato la canzone giusta. Sono i neomelodici, fenomeno tutto napoletano della musica che resiste nel tempo, nonostante la diffidenza che circonda un genere per anni considerato minore. Il paragone era con i classici che da sempre rappresentano Napoli in tutto il mondo. ‘O sole mio, Maruzzella, ‘O surdato nnammurato, affidati alle voci magiche di Sergio Bruni, Roberto Murolo, Renato Carosone, o anche la sceneggiata esaltata da Mario Merola sono riferimenti troppo impegnativi per chi ha cominciato a cantare per matrimoni e prime comunioni. Tutto comincia con il caschetto biondo di Nino D’Angelo: siamo negli anni ’80, ‘Nu jeans e ‘na maglietta, una canzone diventata un film che ancora gira in tv. Il tema è quello dell’amore, il ragazzo ha una bella voce, ma lontano da Napoli viene considerato una nullità. Stessa storia per Gigi D’Alessio: va a Sanremo, conosce la musica come pochi, riempie piazze e teatri, eppure quella etichetta di neomelodico pesa come una condanna. Storie parallele, le loro, esempi per chi cerca di sfondare - spesso senza successo - nel mercato nazionale della musica. Restano la popolarità locale, i concerti nelle feste di paese o in quelle più intime, di famiglia. Trash per molti, fenomenale per qualcuno, il genere neomelodico è stato ormai sdoganato fuori dei confini campani. Si canta l’amore, ma anche la libertà per chi è in carcere (perché “se si sbaglia con la legge è colpa della società”), la latitanza, il pentitismo considerato un’infamità (‘o pentit è ‘nu uapp ‘e cartone). Forse proprio questa contiguità con ambienti non proprio irreprensibili ne costituisce il limite maggiore. Eppure, quando ascolti le canzoni ti accorgi che esprimono emozioni vere, coinvolgenti; almeno quelle storie comuni che narrano di amori segreti, figli illegittimi, tradimenti. Versi e musica che catturano l’attenzione di migliaia di ragazzine, capaci di follie per un “bacio azzeccuso” dei loro idoli. Voci maschili, ma non solo. Maria Nazionale a Torre Annunziata è considerata una caposcuola. Sì, perché esiste anche una scuola torrese, e Francesca Palumbo è uno degli ultimi prodotti. Comincia da lei il viaggio che TorreSette ha deciso di intraprendere in cerca di sognatori a caccia di gloria, come auspicato dall’ultimo editoriale di Massimo Corcione, “Questione di... talento”. E la Palumbo, 20 anni appena, ha un talento che aspetta solo di essere valorizzato. Questa è Francesca, uscita dai vicoli per conquistare il mondo. «La musica è la mia passione, vivo di musica da quando avevo nove anni», racconta, ricordando come la canzone napoletana sia stata per lei un punto di arrivo, non di partenza. «Sono un’autodidatta, nelle feste e nelle piazze ho cominciato con le canzoni italiane, ma ho capito presto che avrei dovuto studiare la musica napoletana per avere successo». Nel 2008 arriva il Canta Corrida, manifestazione canora ideata da Peppe Sorrentino per trovare nuovi talenti neomelodici. Francesca interpreta un brano di Giulietta Sacco, Dicitancello, e finisce tra le prime dieci. Proprio Peppe Sorrentino diventa il produttore del primo disco: “Emozioni diverse”, raccolta di brani composti e arrangiati da firme note della nuova tradizione napoletana: Nuccio Tortora, Gianni Luna, Vincenzo Ippolito. Storie di persone che soffrono per amore, per detenzione in carcere, o per la paura di perdere un figlio adottivo; ragazze che diventano mamme prematuramente o che piangono un amico suicida dopo un tradimento. Emozioni destinate a essere condivise con un pubblico giovanile ma anche adulto: finora un migliaio le copie già vendute, ma Francesca Palumbo - ricordate bene questo nome - è in piena promozione. «Sono ospite ogni venerdì su TLA, un’emittente locale, (canale 911 della piattaforma SKY, ndr). La mia casa di distribuzione, la CMA, sta collocando i brani in moltissimi circuiti radiofonici». La sua vita è cambiata, d’improvviso. «Vivere di passione e musica è un sogno che si realizza. Guadagnare 200 euro a cerimonia - afferma Francesca - significa innanzitutto avere un’indipendenza economica. Ma cerco anche un po’ di fama, la notorietà per un’artista è carica, energia». Il talento c’è, ora manca solo un pizzico di fortuna. Torre Annunziata tifa per lei. Il suo viaggio è solo all’inizio. ENZA PERNA