A cura della Redazione
“Là dove c’era il Parco ora c’è... una discarica”. Se Adriano Celentano venisse in visita nella nostra zona, conoscendo la sua sensibilità verso le tematiche ambientali, certamente non gli sfuggirebbe la scandalosa situazione del Parco Nazionale del Vesuvio trasformato in un sito dove sversare montagne di rifiuti! E sicuramente scriverebbe e canterebbe una versione aggiornata del suo “Il ragazzo della via Gluck”. Area protetta, patrimonio dell’UNESCO, con un famoso vulcano candidato a ottava meraviglia naturale del mondo, il Parco Nazionale del Vesuvio, nato il 5 giugno 1995, fu allora istituito con un decreto del Presidente della Repubblica per “tutelare i valori del territorio e dell’ambiente, e la loro integrazione con l’uomo, per conservare le specie vegetali e animali, i valori scenici e panoramici, gli equilibri ecologici”. Invece, oggi, in uno dei tredici Comuni che ne fanno parte, Terzigno, è stata aperta una discarica ed un’altra, ancora più grande, è in fase di allestimento. La storia comincia con il decreto legge del 23 maggio 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008 n. 123 che, in deroga alla legge-quadro sulle aree protette n. 394/91 e al D.P.R. del 5/6/1995, ha individuato nel comune di Terzigno due ex cave da destinare allo sversamento dei rifiuti. La prima, quella ex SARI, è operativa dal 10 giugno del 2009; nella seconda, cava Vitiello, sono in corso i lavori per destinarla a discarica. Sarebbe, quest’ultima, la più grande dell’Italia meridionale, ed ospiterebbe 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti, ma in teoria potrebbe contenerne addirittura il doppio. Quali rifiuti possono essere sversati in quelle aree? Quelli definiti “tal quale”, ovvero la spazzatura prodotta dalle famiglie, di cui il 30 per cento è costituito da materiali organici che, con la putrefazione, producono percolato, che col tempo si infiltra nel terreno arrecando seri danni all’ambiente. Ma non solo, perché l’Ordinanza del Commissariato di Governo, la n. 48 del 3 marzo 2009, ha consentito di trasportare e depositare anche scorie dell’inceneritore di Acerra. E i danni si sono visti subito perché diversi vigneti (non dimentichiamo che in questa zona si produce il celeberrimo Lacryma Christi) sono ricoperti da coltri di cenere provenienti da quel termovalorizzatore. Tuttavia, non è finita qui, in quanto nei poderi vicini, dove si producono noccioline, queste, appena raccolte, sono già da buttare perché marce all’interno. E senza considerare gli effetti negativi su altre coltivazioni quali albicocche e noci. I danni, però, non si stanno verificando solo nel settore agricolo ma anche in quello della ristorazione e del turismo. Infatti, con il sopraggiungere della stagione estiva, che solitamente rappresenta il picco degli affari per alberghi e ristoranti della zona vesuviana, l’olezzo prodotto dai rifiuti che già si avverte nei vicini comuni di Boscotrecase e Boscoreale, diventerà insopportabile con il caldo e quindi ci saranno sicuramente tante mancate prenotazioni e disdette nelle strutture ricettive situate ai piedi del Vesuvio, anche in quelle di Trecase. Senza considerare, poi, il crollo dei prezzi degli immobili allocati nelle zone prossime alle due discariche, gli enormi danni ambientali e soprattutto, alla salute, in un’area che doveva diventare il fiore all’occhiello dello sviluppo economico del nostro comprensorio. E Torre Annunziata non può considerarsi esclusa dalle ripercussioni negative scaturite dall’installazione dei siti di deposito rifiuti nel comune di Terzigno, perché laddove la natura del terreno è rocciosa, ciò non consente l’assorbimento dei veleni in loco, ma ne favorisce lo scivolamento verso il basso, per cui anche le città che stanno più a valle, in un futuro non lontano, saranno vittime di questa situazione. E la città oplontina, partecipando alla Conferenza dei Servizi del 30 dicembre scorso, ha espresso anch’essa parere contrario all’apertura dell’ex cava Vitiello, ma nonostante ciò, il Consiglio dei Ministri, il 10 febbraio di quest’anno, non ha tenuto affatto conto della volontà degli amministratori locali e ha dato il via libera ai lavori per l’allestimento della discarica. Insomma, una vera e propria catastrofe ambientale ed economica “legalizzata” si abbatte su tutta l’area vesuviana che, invece, avrebbe bisogno di una tutela e di una valorizzazione delle sue tante e preziose risorse naturali, paesaggistiche e turistiche. Ecco perché sono inziate diverse proteste da parte degli abitanti di Boscoreale e Boscotrecase, che paradossalmente subiscono i maggiori danni in quanto le discariche sono allocate in prossimità delle due cittadine vesuviane, ai quali si sono aggiunti quelli di Trecase e Terzigno. E anche i sindaci di questi quattro comuni sono scesi in campo condividendo “trasversalmente” la lotta della Rete dei Comitati e Movimenti vesuviani contro le discariche. Infatti, si sono uniti il sindaco PdL di Boscoreale, Gennaro Langella, il primo cittadino UdC di Boscotrecase, Agnese Borrelli, il sindaco Pd di Trecase, Gennaro Cirillo, e il nuovo (ed ex) primo cittadino di Terzigno, Domenico Auricchio, del PdL, il quale ha dichiarato ad un quotidiano locale la sua intenzione di impegnarsi anch’egli contro le discariche. E le manifestazioni di lotta sono state molteplici: cortei, blocco degli autocompattatori con barriere umane, controlli dei vigili urbani sui camion che trasportano rifiuti, con multe per varie irregolarità e denunce per danni ambientali (perdita di percolato), ricorsi al Tar e richiesta di sopralluogo alla Commissione Europea. Addirittura, il mese scorso, per iniziativa del presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, Ugo Leone, il sito internet dell’Ente è stato listato a lutto, e sabato 17 aprile SI è celebrato un “funerale” dei Comuni del Parco Vesuvio, un corteo di almeno settanta auto che, a passo d’uomo, dalla località Cangiani di Boscoreale si sono recati presso le Case comunali di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase per affiggervi dei manifesti con la scritta “chiuso per lutto”. Legambiente Campania, infine, ha indetto per il 7 maggio una manifestazione di protesta. In definitiva, la popolazione e le amministrazioni dell’area vesuviana prossima alla discarica, si stanno mobilitando sempre più contro queste due “bombe ecologiche” che, se non disinnescate in tempo, rischieranno di distruggere ciò che di bello la natura ha creato, e che il Parco Nazionale del Vesuvio, dopo una battaglia degli ambientalisti durata un ventennio, ha cercato di preservare. Là, dove dovevano essere protette centinaia di rare specie animali, ora, sui cumuli di rifiuti, ci sono solo gabbiani e topi... SALVATORE CARDONE da TorreSette del 16 aprile 2010