A cura della Redazione
E’ venuto appositamente fino a Pompei don Tonino Palmese, dell’Associazione “Libera”, con lo scopo di benedire la sede, nuova di zecca, dell’associazione antiracket A.L.I.LA.C.C.O, che è stata inaugurata questa mattina ed intitolata alla memoria di Luigi Staiano, imprenditore di Torre Annunziata ucciso dalla camorra nel 1986 perché non voleva pagare il pizzo. La struttura ha sede in un appartamento della palazzina di Pontenuovo, un tempo di proprietà del ras della camorra del mercato dei fiori di Pompei, Ferdinando Cesarano. "Speriamo che questa associazione sia molto frequentata e ci sia la porta sempre aperta per chi si trova nella situazione di dover chiedere aiuto”. E’ stato il viatico di buon augurio del prete di “Libera” dopo l’intonazione corale del "Padre Nostro". Insieme a lui ed al delegato regionale di “Libera”, Giuseppe Fiorenza, ed al padrone di casa, il sindaco di Pompei Claudio D’Alessio, era presente l’assessore alla Legalità della sua giunta, Lilly Loster (sempre visibilmente commossa). Inoltre, era presente alla manifestazione per la legalità una folta rappresentanza delle forze dell’ordine. “La partecipazione delle forze di polizia e della magistratura supera il loro dovere”. E’ il riconoscimento che ha dato al loro contributo Amleto Frosi, nel corso del suo intervento in cui ha annunciato l’iniziativa di un ufficio studi nella stessa sede (che è un appartamento di 150 metri quadri) che operi contro il racket e l’usura con il contributo degli imprenditori, sotto il patrocinio dell’associazione “Libera” e di una rete di municipalità (hanno già aderito 11 comuni, tra cui due capoluoghi di provincia). Si è notata la presenza anche di molti politici locali e degli altri comuni limitrofi. Esemplare la testimonianza della vedova di Staiano che è rimasta sola nel suo dolore per tanti anni ed ha dovuto combattere contro l’indifferenza della gente in un ambiente difficile come Torre Annunziata. “Ora non voglio più parlare di mio marito – ha detto –, ora guardo al futuro. Fortunatamente le cose stanno cambiando ed io ho avuto la soddisfazione di vedere che il sacrificio di mio marito, nel rifiutare il pagamento del pizzo, non è rimasto un caso isolato”. A seguire, la testimonianza esemplare di un imprenditore (che ha voluto restare anonimo) grazie alla quale ha reso possibile, recentemente, l’arresto di una cosca di ricattatori. “Non mi sento un eroe - ha testimoniato – sono un semplice cittadino che ha difeso la sua libertà”. MARIO CARDONE