A cura della Redazione
Il Senato della Repubblica, ha approvato con il voto di fiducia la cosiddetta "legge bavaglio" sulle intercettazioni. Centosessantaquattro i voti a favore, venticinque quelli contrari. Pd, MpA ed i senatori a vita non hanno partecipato alla votazione. La legge, adesso, passerà al vaglio della Camera dei Deputati per la sua approvazione definitiva. Il testo della legge rappresenta un duro colpo alla libertà di stampa e di informazione inflitto dal Governo Berlusconi. Per tale motivo, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha indetto, per il 9 luglio, giornata finale della discussione del ddl Alfano, il "black out della´informazione", un modo per testimoniare tutta lo sdegno e le preoccupazioni per un provvedimento liberticida, che lede il diritto dei mezzi di informazione ad informare, e quello dei cittadini ad essere informati. Pubblichiamo, di seguito, il testo della lettera scritta dal segretario generale della FNSI, Franco Siddi. Come certamente vi è noto il 10 giugno 2010 l’aula del Senato ha approvato il testo del disegno di legge sulle intercettazioni che contiene norme fortemente limitative del libero esercizio della professione giornalistica. La Federazione della Stampa, che in questi mesi si è attivata per contrastare l’approvazione di questo provvedimento, ha messo in cantiere una serie di iniziative tese a sensibilizzare l’opinione pubblica e a contrastare l’iter procedurale nella fase di passaggio in terza lettura alla Camera dei Deputati. In questo quadro la Giunta Esecutiva ha deliberato di proclamare uno sciopero di tutta la categoria da attuarsi l’8 luglio nella carta stampata e il 9 nelle radio e televisioni in modo da realizzare una giornata di “rumoroso silenzio” per protestare contro questo provvedimento in occasione della presumibile approvazione in Commissione Giustizia alla Camera e del passaggio alla discussione in aula. Ovviamente, qualora il calendario dei lavori parlamentari dovesse mutare, provvederemo ad adeguare, di conseguenza, le date dello sciopero. Nel frattempo, però, è necessario che tutta la categoria, in particolare nelle redazioni, si mobiliti per significare la gravità del momento e la pericolosità insita in una normativa restrittiva che limiterebbe gravemente, se approvata, il diritto dei cittadini ad essere informati. La Federazione della Stampa in questi giorni mantiene uno stretto rapporto con gli editori per mettere in atto una comune iniziativa, mediante la pubblicazione nelle prime pagine di tutti i giornali di un testo di protesta. L’intesa con gli editori è in questo momento in corso di perfezionamento. E’ comunque necessario che sia dedicato il massimo impegno per evidenziare i danni che il provvedimento arrecherebbe alla libertà di informazione. Per questo, tutti i comitati di redazione sono invitati a intervenire, anche ai sensi delle previsioni contrattuali, perché sulle loro testate sia dato ampio spazio all’informazione su questa vicenda e per concordare con i direttori forme di evidenziazione del pericolo che si corre, mediante richiami, occhielli, segni grafici, o qualsiasi altra iniziativa si dovesse ritenere efficace. Martedì prossimo la Segreteria incontrerà il mondo dell’associazionismo per concordare azioni comuni che coinvolgano i cittadini. Il giorno successivo si riunirà la Giunta Esecutiva insieme ai presidenti delle Associazioni Regionali. Giovedì 17 si riunirà il Consiglio Nazionale federale. Da parte loro le associazioni regionali di stampa si stanno mobilitando a livello territoriale per individuare occasioni e momenti di dibattito e di protesta. Vi terremo tempestivamente informati su ogni iniziativa. Cosa dice la nuova legge sulle intercettazioni: Intercettazioni possibili solo per i reati puniti con più di cinque anni (tra questi c´è anche la corruzione). I telefoni possono essere messi sotto controllo per 75 giorni al massimo. Se c´è necessità, vengono concessi altri tre giorni prorogabili di volta in volta con provvedimento del gip. Per i reati più gravi (mafia, terrorismo, omicidio ecc.) le intercettazioni sono possibili per 40 giorni, più altri venti prorogabili. - DIVIETI E SANZIONI: Gli atti delle indagini in corso possono essere pubblicati non tra virgolette ma con un riassunto. Gli editori che li pubblicano in modo testuale rischiano fino a 300mila euro di multa. Le intercettazioni sono off limits per la stampa fino a conclusione delle indagini: per gli editori che sgarrano ci sono 300 mila euro di multa, che salgono a 450mila euro se si tratta di intercettazioni di persone estranee ai fatti. Colpiti anche i giornalisti: fino a 30 giorni di carcere o una sanzione fino a 10000 euro se pubblicano intercettazioni durante le indagini o atti coperti da segreto. - CIMICI: niente più microfoni piazzati in casa o in auto per registrare le conversazioni degli indagati. Le "cimici" saranno consentite al massimo per tre giorni, prorogabili di altri tre. - PM CIARLIERI: Se il responsabile dell´inchiesta passa alla stampa atti coperti dal segreto d´ufficio e semplicemente va in tv a parlare dell´inchiesta puo´ essere sostituito dal capo del suo ufficio. - PEDOFILIA: scompare la norma che eliminava l´obbligo di arresto per i reati di pedofilia di ´´lieve entità ´´ - NOMA TRANSITORIA: Le nuove regole si applicano ai processi in corso. Quindi, anche se erano già state autorizzate intercettazioni con le vecchie regole, dovrà essere applicato il tetto dei 75 giorni. - RIPRESE: Sulle riprese tv per i processi decide il presidente della corte d´appello, che puo´ autorizzarle anche se non c´è il consenso delle parti. - IENE, STRISCIA, REPORT: le registrazione carpite di nascosto sono permesse ai giornalisti professionisti e pubblicisti. - CLERO Se nelle intercettazioni finisce un sacerdote bisogna avvertire la diocesi; se l´intercettato è un vescovo il pm deve avvertire la segreteria di Stato vaticana. ANSA