Sessantacinque anni fa la tragedia che Torre Annunziata non dimenticherà mai: lo "scoppio dei carri". Era il 21 gennaio 1946 quando, verso le sei del pomeriggio, la città viene "stordita" da un boato che ancora rimbomba nelle menti di chi ha vissuto quel tragico evento. Era da poco finita la Seconda Guerra mondiale. Gli Alleati anglo-americani stavano smantellando i loro arsenali bellici stipati nell´ex scalo marittimo-ferroviario all´interno del porto oplontino, in via D´Angiò. All´improvviso un´esplosione. Quindici vagoni carichi di munizioni, pronti ad essere caricati sui barconi per poi venire distrutti in mare, scoppiano. Poco dopo un´altra potente deflagrazione. E´ l´apocalisse. Una pioggia di detriti, calcinacci, schegge comincia a diffondersi nelle vicinanze. I palazzi in porssimità del luogo dell´esplosione perdono pezzi. Il materiale si sparge lungo le strade della zona dell´Annunziata. Centinaia di edifici lesionati e sventrati, interi quartieri distrutti. La gente si riversa per le strade. Ma quello che è ancora peggio sono il numero di morti e di feriti. A perdere la vita sono 54 persone, altre 450 riportano ferite gravi. Moltissimi anche i feriti lievi. Tremila sfollati. Un vero e proprio bollettino di guerra. Di lì a poco si metterà in moto la macchina degli aiuti e dei soccorsi. Giugono a Torre Annunziata viveri, medicamenti, cibo, coperte, oltre a medici e soldati. Il 27 gennaio, l´allora presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, si reca in visita sui luoghi della tragedia, esprimendo il suo dolore e quello dell´intero popolo italiano. Per ricordare la sciagura, i lavoratori torresi fanno realizzare una lapide con i nomi delle 54 vittime dello scoppio, che viene scoperta il 1° maggio 1946, Festa del Lavoro. Foto tratte dal libro "Torre Annunziata. 21 gennaio 1946" di Carmine Alboretti e Vincenzo Marasco