A cura della Redazione
Nell’era della vita frenetica, sempre di corsa tra mille impegni, in cui non si ha tempo per se stessi. Nell’era dominata dalla comunicazione “mordi e fuggi” via sms, in cui anche solo una telefonata con un amico è diventata un lusso, l’I.T.I. “G. Marconi” di Torre Annunziata, diretto dalla dirigente Teresa Farina, dà il via ad un corso sulla comunicazione che si svolgerà dal 9 febbraio al 29 giugno. Argomento obsoleto, fuori dal nostro tempo e dalla nostra realtà? Scelta coraggiosa? Follia pura? Il corso si propone di analizzare ed apprezzare la comunicazione nelle sue varie forme. Con una obbligatoria strizzata d’occhio alla tecnologia e alla comunicazione via internet, ripescherà dal cilindro del recente passato il piacere della lettura, della poesia, del teatro, della comunicazione verbale e di quella epistolare. Comunicare: dal latino “communis”, mettere in comune, “diffondere” idee e pensieri con parole o scritti. Chi di noi lo fa davvero? Lavoriamo, corriamo divisi tra i mille impegni che la modernità ci impone. E siamo sempre troppo impegnati o troppo stanchi o troppo indifferenti per comunicare davvero, per “mettere in comune” i nostri pensieri e ascoltare quelli degli altri. Non lo facciamo con i nostri amici, con i colleghi o con i vicini, non lo facciamo con i nostri figli. E nel momento in cui viviamo perfettamente calati in questa routine che tritura i veri rapporti umani, ecco che spunta un corso come questo. Che porrà gli adulti (a cui si rivolge) in una posizione scomoda: li obbligherà, per tre ore a settimana, a dedicarsi alla conoscenza dell’altro attraverso la comunicazione verbale, li condurrà in un viaggio nel mondo senza fretta delle eterne parole dei grandi autori, del piacere sublime della parola scelta con accuratezza (noi abituati ad abbreviare anche l’impossibile), farà ricordare loro l’emozione di una busta chiusa che reca il tuo nome, il piacere di guardarla, annusarla, leggere con calma le parole scritte solo per te. Tre ore dedicate interamente all’arte, al piacere e alla scoperta delle varie forme di comunicazione, partendo dalla “comunicazione” di se stessi, dall’imparare ad analizzare e raccontare i propri sentimenti, i propri pensieri, i propri desideri. E, forse, quando la sera i corsisti torneranno a casa avranno più voglia di parlare con il proprio compagno, di ascoltare i propri figli, di scambiare due chiacchiere con il vicino di cui non hanno mai avuto la curiosità neppure di sapere il nome. Forse lasceranno il pc spento per leggere un libro, forse si regaleranno una lunga telefonata con un amico. Forse... Di sicuro, rispetto a tutti noi altri, scopriranno o riscopriranno la ricchezza di un mondo arcaico o, probabilmente, futuristico. Il che mi aiuta a rispondere alla domanda iniziale: sicuramente un corso sulla comunicazione, che non promette altro che un arricchimento interiore, nel 2011 è una follia pura! Ma a me piace ricordare la celebre frase di Albert Einstein: “Siate folli! Perché solo chi è così folle da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambia davvero!”. E quindi in bocca al lupo ai “folli” che hanno deciso di promuovere e tenere un corso del genere e ai “folli adulti” che lo frequenteranno, pronti con entusiasmo e curiosità a tornare tra i banchi di scuola, abbandonando per un pomeriggio le loro attività. Che possano essere di esempio per i loro figli, per i giovani ormai disinteressati a tutto? In verità, penso, siano un bell’esempio per chiunque. ROSAMARIA CASO (Dal settimanale TorreSette del 11 febbraio 2011)