A cura della Redazione
TorreSette lo aveva anticipato nel numero del 4 novembre dell’anno scorso: Torre Annunziata rischiava di perdere il finanziamento di 3,8 milioni di euro della Regione Campania per il completamento della bretella di collegamento porto-autostrade. Ora la notizia è certa: un altro progetto è andato in fumo perché la Regione non ha ritenuto prioritario finanziare quella che avrebbe dovuto essere un’importante infrastruttura per il rilancio economico del porto di Torre Annunziata. L’era Starita, quindi, si caratterizza sempre di più per i tanti progetti fatti fallire, lasciati in eredità dalle Amministrazioni precedenti. A partire dalla riqualificazione del Molo di Ponente (1,2 milioni di euro), per proseguire con il prolungamento di via dei Mille e la realizzazione del Centro sociale di via Rocco (10 milioni di euro), con la ristrutturazione dell’ex Lido Santa Lucia (project financing assegnato alla società Icos Sporting di Lecce), con la riqualificazione del porto oplontino, con la mancata utilizzazione dei box commerciali di via Tagliamonte, e la mancata realizzazione della vasca d’alaggio per il Polo Nautico. Cinque anni di (in)attività amministrativa che sono serviti solo a distruggere quanto altri avevano costruito, sinonimo di incapacità, inefficienza e incompetenza. E a rimetterci, ovviamente, è sempre la città, che paga un dazio pesantissimo in termini di mancato sviluppo economico e sociale. L’iter burocratico relativo alla bretella, durato circa otto anni, ebbe inizio nel lontano 2001, quando la giunta Cucolo approvò il progetto preliminare dell’infrastruttura. Nel febbraio del 2003 la Regione Campania inserì il progetto nel Piano attuativo del Programma generale degli interventi infrastrutturali. Nell’ottobre 2004, la Provincia di Napoli sottoscrisse un protocollo di intesa con il Comune oplontino per il cofinanziamento dell’opera per un importo di 1 milione e 450 mila euro. Nel 2006, al comune di Torre Annunziata viene notificato il decreto che di fatto accorda il finanziamento regionale, che va a sommarsi a quelli provinciale e comunale (250 mila euro). Quando nel 2008 scade il termine ultimo previsto per cantierizzare l’opera, il Comune è ancora alle prese con l’affidamento dei lavori, visto che tra le due ditte partecipanti all’appalto si apre un contenzioso. Alla fine i lavori vengono assegnati alla società Credentino di Napoli, che resiste in giudizio anche davanti al Tar. Il 25 maggio 2009 ci fu la posa della prima pietra, alla presenza dell’assessore regionale ai Trasporti, Ennio Cascetta. I lavori per la nuova arteria, lunga 1.800 metri e larga 12, furono divisi in due lotti: uno per il collegamento di via D’Angiò con via Terragneta, l’altro per l’ampliamento della stessa via Terragneta. Ma anziché iniziare con la realizzazione ex novo di un tratto della bretella, si pensò di dar luogo prima all’ampliamento della strada già esistente. Cosicché, a distanza di quasi due anni dall’inizio dei lavori, restano realizzati solo l’ampliamento di via Terragneta e la rotonda a confine con via Solferino. L’allarme lo aveva già lanciato qualche mese fa l’assessore ai Lavori Pubblici, Francesco Colletto. «La Regione Campania - aveva detto - a causa dei tagli effettuati dal governo centrale, dispone di meno risorse economiche e pertanto deve selezionare i progetti da finanziare. Noi auspichiamo di ottenere al più presto i circa 4 milioni di euro per il secondo tratto della bretella, in modo da completare l’opera nel più breve tempo possibile, dando così anche un po’ di respiro all’economia locale. Contiamo sull’intervento anche del nostro rappresentante in Regione (Raffaele Sentiero, ndr) - concludeva così Colletto - che saprà sicuramente bene argomentare l’importanza che questa opera riveste per Torre Annunziata». A questo punto due sono le ipotesi: o il consigliere Sentiero non ha saputo bene argomentare le ragioni per le quali la bretella andava assolutamente finanziata, oppure Torre Annunziata conta nei piani alti della Regione quanto il due di bastoni nel gioco della briscola. Ed ora? L’unica cosa che resta da fare per non aggiungere il danno alla beffa è rescindere il contratto con la società appaltatrice, visto che non esistono più certezze sulla copertura economica dell’opera. ANTONIO GAGLIARDI (dal settimanale TorreSette del 24 febbraio 2012)