A cura della Redazione
La discarica di Cava Sari chiude. Sono trascorsi tre anni dall’apertura dello sversatoio del Parco Nazionale del Vesuvio, che ha accolto i rifiuti dei 18 Comuni della “zona rossa” e ha provocato le proteste, anche feroci, della popolazione vesuviana. Domenica 20 maggio verranno sbarrati i cancelli della discarica, che ha accolto in tre anni «oltre 1 milione di tonnellate di materiale “tal quale”», recita un comunicato della Rete dei Comitati Vesuviani, che si sono battuti per la chiusura della discarica. Il problema, adesso, è quello di capire dove verranno trasportati i rifiuti prodotti. Le soluzioni sembrano essere quelle degli Stir di Tufino e Caivano, anche se non appaiono del tutto convenienti sul piano economico. E, in ogni caso, avrebbero carettere di temporaneità. Infine, non è da escludere la riparetura di Cava Vitiello, il più grande sversatoio d’Europa, nonostante sia stata cancellata dai siti atti ad ospitare discariche da un decreto del Governo Berlusconi. «La Rete - si legge ancora nella nota - sollecita le Amministrazioni vecchie e nuove dei Comuni del Parco a rendere operativo l’accordo di programma dell’area vesuviana sul ciclo dei rifiuti, unica strada per evitare altre catastrofi ambientali come quella che ha determinato la discarica Sari. A tutt’oggi - spiegano i rapprenanti dei Comitati antidiscarica - degli impianti di compostaggio aerobici e anaerobici previsti non c’è traccia, di riduzione a monte manco a parlarne, di raccolta differenziata di qualità men che peggio. E soprattutto assenza di un Piano per i Rifiuti speciali e nocivi e del Registro regionale dei Tumori. Sembra che tre anni di battaglie, conflitti, proposte e iniziative a tutti i livelli non siano servite a nulla. Siamo là dove eravamo partiti. E in più ci ritroviamo un territorio vergognosamente inquinato e da mettere in sicurezza e col rischio di una nuova discarica a Sant’Anastasia, ipotizzata dal commissario Vardè». La Rete pone poi l’accento sulla necessità di bonificare l’intera area della discarica. «Da qui in avanti concentreremo i nostri sforzi chiedendo a tutti, in primis alle Amministrazioni pubbliche e alla cittadinanza attiva, di mobilitarsi per garantire al più presto possibile le necessarie bonifiche e il rispetto della normativa di tutela delle aree protette. Il Parco del Vesuvio sta morendo e le responsabilità sono ben chiare - affermano i Comitati -. Da qui in avanti occorre vigilare affinché, in via preventiva, si blocchi ogni scelta che vada a minacciare la biodiversità dell’ecosistema vesuviano. Messa in sicurezza, bonifica del territorio e tutela della salute dovranno costituire l’impegno unitario di coloro che hanno a cuore il futuro dell’area e dei suoi abitanti. Per tutto quanto esposto - conclude il comunicato -, fin dalla prossima settimana la Rete dei Comitati vesuviani, promuoverà una manifestazione popolare con tutti i cittadini del territorio vesuviano per dare concretezza alle richieste di bonifica».