A cura della Redazione
Sedici anni senza Raffaele Pastore. Il 23 novembre 1996 fu ucciso l´imprenditore di Torre Annunziata che aveva denunciato due anni prima la richiesta di pizzo da parte della camorra. Fu massacrato da due sicari dinanzi al suo negozio di mangimi alimentari in via Carminiello. Là dove, oggi, giace un albero di ulivo a testimonianza di quella tragedia e del suo coraggio. Una spedizione di morte decretata dalla malavita per mettere a tacere un uomo onesto e lavoratore, "reo" di aver fatto "solo" il suo dovere di cittadino: essersi ribellato al giogo opprimente della criminialità organizzata. «Il suo esempio - recita un manifesto affisso dall´Amministrazione comunale oplontina - rappresenta uno sprone per tutta la città per la difesa dei diritti. Per "strillare" un NO alla camorra e ad ogni forma di prepotenza». Oggi, alle ore 9, le attività pubbliche e private a Torre Annunziata osserveranno un minuto di silenzio per ricordare quello che l´Amministrazione definisce un «buon cittadino». Intanto, nei prossimi mesi si celebrerà la seconda edizione del Premio intitolato a Raffaele Pastore, che lo scorso anno vide protagonista, al Liceo Pitagora, Giovanni Impastato, fratello di Peppino, morto il 9 maggio 1978 dilaniato da una carica di tritolo dopo essere stato legato sui binari della linea ferroviaria Trapani-Palermo. Anch´egli un "combattente" contro la mafia, pagò con la vita le denunce delle attività illecite del boss Gaetano Badalmenti, poi condannato all´ergastolo in qualità di mandante dell´omicidio.