A cura della Redazione
I CIRCOLO LEOPARDI, SE A MORIRE E’ ANCHE LA MEMORIA La morte è una fase fisiologica naturale, che riguarda più o meno ogni cosa. Coinvolge l’essere umano, l’animale, il vegetale ed ogni altra forma vivente. Non vorrei cadere in un discorso banale. Per quello che vorrei dire e commentare, voglio andare oltre. La morte a volte è voluta o avviene per necessità sussistenziali. Si fanno morire le memorie, c’è chi le cancella volutamente perché talvolta troppo scomode o, semplicemente, il non tenerle in considerazione fa sì che esse muoiano da sole. L’uomo è un “campione” in queste cose. I segni del passato vengono cancellati il più delle volte perché non ci sono abbastanza risorse per riportarli in auge. Con la eliminazione di questi particolari, indipendentemente dalla loro forma, vengono risucchiate anche le memorie e, di conseguenza, gli stessi uomini e a volte un’intera comunità. In questo baratro può cadere anche una scuola. E’ difficile soltanto pensare di “far morire una scuola”. E’ aberrante. E’ come se noi cancellassimo il pozzo del sapere, la fonte sotto alla quale ogni essere umano deve attingere conoscenze per divenire “grande”, il luogo dove tutti i bambini devono trascorrere la più bella fase della loro infanzia e della loro prima gioventù, per poi divenire gli eredi della loro comunità. Come può una città far morire una scuola senza tentare quel minimo di arringa per sostenerla? Guardiamola bene una scuola: fuori al balcone della presidenza c’è la bandiera italiana e oggi anche quella europea. Cosa significa? Significa che la scuola è lo Stato, è una delle sue massime istituzioni. Innanzi a quel pennone, a quel balcone, a quell’edificio, ognuno deve almeno voltarsi per un cenno di saluto, poiché è un traguardo raggiunto grazie alle fatiche e alla caparbietà di uomini che hanno combattuto con la spada del sapere. Uomini “illuminati” che hanno reso grande una nazione grazie alla Scuola, l’hanno difesa a spada tratta e sono morti per quel diritto comune. Il I Circolo “Giacomo Leopardi” è una scuola. Il suo palazzo è un’istituzione. Il suo balcone espone il Tricolore in quanto essa è lo Stato. Sindaco, lei è una parte di quelle istituzioni, permettere la cancellazione della “Giacomo Leopardi” significa perdere un pezzo dello Stato, della città e della memoria collettiva. VINCENZO MARASCO