A cura della Redazione
La porta della chiesa è ancora socchiusa. Qualcuno entra, le candele sono spente, soltanto la fiammella della lampada tremola innanzi al Santissimo. Non c’è nessuno ma qualcuno si accosta adagio, nella penombra, al Crocifisso e allunga la mano al Cristo. Sotto la mano sembra quasi fatto di carne viva. Eppure per tutta la notte quel Crocifisso è rimasto là in quella chiesa vuota e fredda. La Pasqua è vicina, è la festa più grande della Cristianità, la commemorazione del mistero della Resurrezione. La Chiesa e la comunità dei fedeli si preparano spiritualmente alle solenni celebrazioni. Don Pasquale Paduano (nella foto), parroco del Santuario dello Spirito Santo, ha organizzato ogni venerdì di marzo la Via Crucis in diversi luoghi della nostra città, dal Largo Cimitero fino a via Lazzaretto, ma anche alla cappella del Principio in via Sepolcri, ed al Porto. Il prossimo appuntamento è per venerdi 22 marzo alle ore 19 in piazza Ernesto Cesàro. A tutte le Vie Crucis la partecipazione è stata sempre imponente. Don Pasquale invita tutti i fedeli a prendere parte alla Via Crucis. «Mi rivolgo soprattutto ai giovani - è l’appello del sacerdote -, per vivere e celebrare insieme la toccante rappresentazione del sacrificio di Nostro Signore». I giorni che vanno dalla Domenica delle Palme, l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, fino al Venerdì Santo sono quelli della Passione, del tradimento di Giuda, del processo e, infine, del Sacrificio sulla Croce. Ma la Settimana della Passione si concluderà con il trionfo della Pasqua, la “vittoria” della luce sulla morte e sul peccato. La sofferenza di Cristo racchiude in sè quella di ogni uomo che già dalla nascita porta con sé il germe del proprio dolore fisico e morale. Per questo la sofferenza ci rende simili a Gesù, che è morto come uomo per amore degli uomini. Nel momento estremo Gesù affidò Giovanni e l’Umanità tutta a Maria. La sofferenza non gli impedì di amarci fino all’ultimo, la sofferenza non può impedire l’amore. Nel suo patire Gesù diventa il più bisognoso fra i bisognosi eppure inonda il mondo d’amore. Sul Monte degli Ulivi aveva chiesto al Padre di allontanare “l’amaro calice” ma poi aveva accettato il volere di Dio. Per questo anche noi dobbiamo vivere il dolore come ogni altra occorrenza della vita, avendo gli occhi fissi al Cielo, pronti ad accogliere la volontà del Padre Nostro. Quando siamo forti e sani impariamo a riconoscere lo sguardo di Gesù in quelli che soffrono. Cristo è là, accanto a chi soffre come accanto a chi gioisce. Cristo è in ogni persona. ANNA ARICO’