A cura della Redazione
Giunge finalmente alle battute conclusive l’ennesimo giudizio (avviato nel 2011) dinanzi al Tar Campania, che vede opposti da un lato Legambiente Campania Onlus ed una cittadina residente a Boscoreale, e dall´altro il Ministero dell´Ambiente circa la presenza di agenti inquinanti nella discarica ex Cava Sari. Questo ennesimo giudizio ha preso avvio dopo che il Ministero, in esecuzione di una condanna disposta dal Tar Campania e, quindi, obbligato a farlo, ha emesso un provvedimento di rigetto sull’istanza presentata dai ricorrenti che chiedevano un pronto intervento dell´Autorità amministrativa per porre in essere tutte quelle azioni necessarie ad evitare ulteriori danni al territorio ed alla salute delle popolazioni residenti nei dintorni della discarica del Parco Nazionale del Vesuvio, derivanti da alcuni inquinanti che si sono sprigionati a causa di una gestione non corretta dell´ex Cava Sari. Il provvedimento di rigetto del Ministero prendeva a fondamento una relazione del Corpo Forestale dello Stato di stanza sul Vesuvio. Legambiente Campania Onlus ed una cittadina residente a Boscoreale hanno impugnato questo ulteriore provvedimento, ritenuto non veritiero, non condivisibile ed, in ogni caso, viziato da un evidente difetto di istruttoria. Ed infatti, i ricorrenti, hanno dapprima stigmatizzato la circostanza per cui il contraddittorio non fosse integro, in quanto la detta relazione del Corpo Forestale non risultava depositata (tale deposito a seguito di Ordinanza del Tar è avvenuto il 15 aprile scorso, ad un anno di distanza dal provvedimento stesso) e, poi, per un evidente difetto di istruttoria. Le difese del Ministero non hanno mai negato l’evidente contaminazione a valle dell’impianto di discarica Sari, sostenendo che, però, non è stato mai possibile determinare con certezza se la causa fosse la particolare conformazione delle rocce di origine vulcanica, le tante pressioni antropiche presenti sul territorio o a causa della discarica. L’unica risposta, con un elevato grado di attendibilità, sarebbe stata la determinazione dei valori di fondo naturale dell’area a mezzo di campionamenti a monte della stessa discarica Sari. E, per eseguire tali analisi, il Ministero ha dato anche espressamente incarico all’ARPAC, l´agnezia Regionale per la Protezione Ambientale. «Ma - spiega l´avvocato Aldo Avvisati, che sta seguendo l´intera vicenda -, non si è compreso perché un accertamento di tale natura non è mai stato eseguito. Eppure, in presenza di tale, colpevole, inerzia il Ministero ha rigettato l’istanza dei ricorrenti. In spregio dell’oramai noto principio di precauzione codificato in sede europea e che impone l’adozione o l’imposizione di determinate misure di cautela anche in situazioni di incertezza scientifica…» Avvisati, dello Studio Legale AFM con sede a Torre Annunziata, ha concluso la discussione avvenuta alla pubblica udienza del 19 giugno scorso, biasimando il contegno avuto nell’occasione dall’Autorità amministrativa nei confronti dei cittadini e della stessa Legambiente, che «hanno sempre prediletto la via del confronto e della legalità ad altre vie mai condivise, chiedendo, infine, la declaratoria di illegittimità del provvedimento del Ministero per difetto di istruttoria con conseguenza annullamento dell’atto impugnato», ha detto il legale. «Ciò - conclude Avvisati - costringerebbe il Ministero, per conseguenza, a compiere una nuova, speriamo completa, istruttoria e ad emettere un nuovo provvedimento. Ci si augura che venga prestata maggior cura alle esigenze di difesa del territorio vesuviano ed alle istanze a tutela della salute dei tantissimi cittadini che il territorio lo vivono». La sentenza del Tar dovrebbe essere depositata entro il prossimo 19 luglio.