A cura della Redazione
La notizia della chiusura della sede del Circolo Professionisti e Artisti non poteva lasciarci indifferenti. La più antica associazione culturale torrese (è nata nel 1957) ha deciso di interrompere il lungo percorso di attività che ha caratterizzato il sodalizio dall’anno della sua rifondazione (1993). Venti anni di presenza vivace, propositiva, efficace sul territorio attraverso la proposta di progetti culturali di spessore ospitati nell’elegante sede di corso Umberto (ricordiamo il “Concorso di disegno e pittura riservato agli studenti delle scuole medie”, la rassegna di musica classica “Pentagramma Oplontino”, la creazione della biblioteca “Mario Lettieri”, la lunga serie incontri-dibattiti tra politici locali e cittadini). I vertici del Circolo, contattati da TorreSette, hanno declinato l’invito a parlare dei perché di questa decisione. «Sostanzialmente – ci hanno sussurrato – per evitare strumentalizzazioni in un momento storico così delicato per Torre Annunziata». Un riserbo che rispettiamo, ma che non ci impedisce di fare alcune considerazioni. E’ vero, la città è cronicamente alle prese con degrado ed emergenze e probabilmente un sito culturale che chiude i battenti non rappresenta una prerogativa per chi nelle istituzioni è proposto a migliorare il territorio. Insomma, per capirci, non toglierà il sonno a nessuno. Noi, invece, sosteniamo la tesi che se un’associazione virtuosa, sobria ed autorevole come il Circolo Professionisti, titolare di proposte culturali indipendenti e libere da qualsiasi condizionamento politico, è costretta a sprangare le porte delle proprie attività, occorre seriamente interrogarsi sul futuro che verrà riservato ai temerari, superstiti torresi che hanno deciso di continuare a “vivere” il nostro territorio. Saremo anche nostalgici, ma con la chiusura del Circolo viene spazzato via un pezzo di storia della nostra città. Avere un luogo di ritrovo dove poter «fare» cultura in senso lato, era un vanto per noi torresi. Vedere dalla strada le luci accese illuminare lo splendido salone del Circolo, dava un senso di gioia e di fierezza, a prescindere dal tipo di manifestazione che in quel momento si stava svolgendo. Era come immaginare un cuore che pulsa in un corpo malato. Ora quelle luci si sono spente per sempre e un po’ di amarezza rimane in ciascuno di noi per non aver fatto quanto si poteva e doveva per mantenere in vita lo storico sodalizio. Lo scrittore Gao Xingjian nel libro “La montagna dell’anima” afferma che “La cultura non è un lusso, è una necessità”. Per il futuro, riflettiamo seriamente su queste parole... (an.ga) (da TorreSette del 26 luglio 2013)