A cura della Redazione
Con i funerali celebrati a Rovigliano, s’è chiuso mercoledì il percorso di Alfonso Di Nocera, il supertifoso del Savoia, morto a 62 anni. A rendergli onore i tifosi delle squadre avversarie del Savoia, oltre ai giocatori della formazione per la quale Alfonso, detto da tutti “Limone”, ha tifato per tutta la vita, partecipando a centinaia di trasferte. L’ultimo saluto è arrivato proprio dalla curva con striscioni e cori. Succede spesso che si finisca per parlare del Savoia quando capita di incontrare (finalmente) chi possa comprendere perché io sia tifoso di una sola squadra: il Savoia. Solo chi è passato da queste parti, per aver giocato o allenato o anche solo per essere stato avversario del Savoia sa che la passione calcistica torrese è una cosa seria, un misto di sentimento e competenza. Uno dei pochi luoghi dove può accadere che un allenatore a fine giornata rimanga bloccato per un’ora a discutere di tattica e di scelte, magari con modi un po’ rudi e con un livello di conoscenza degna dell’aula di Coverciano. Puntualmente, quando si evocavano quei pomeriggi passati nel Piazzale davanti allo stadio, nella memoria dei reduci quasi si materializzava la figura allampanata di Alfonso Di Nocera, per tutti Fons’ limone. Un punto di riferimento certo, il timbro tenorile della voce sottolineava ogni frase, ogni giudizio, conferendo un tono perentorio. Che magari riusciva pure a intimorire l’interlocutore. Solo un’impressione, perché la sua natura vera era quella di un innamorato. Del Savoia, naturalmente: per garantirne la sopravvivenza ha spesso organizzato mobilitazioni popolari. Con Zacchiello e ‘o chianchiere: allora sembravano capipopolo, poi sono finiti nell’ala moderata. Nel giorno dell’addio gli hanno reso onore anche i rivali, ma non chiamiamoli nemici. Quel vocione rimbomba più forte, se possibile, ora che sai che non lo ascolterai più, che non sarà lì, sulle gradinate ad accogliere chi manca da anni ma viene salutato come se fosse stato lì anche il giorno precedente, anche se il giorno prima era datato dieci anni fa. Da Spartano e Lopez a Zanotti, D’Alessio, Zurlini, Mario Schettino, Gigi De Canio, Jaconi, Billone Monti, fino a Pasquale Vitter e, fino a ieri, Vincenzo Feola: tutti gli allenatori transitati da qui hanno sostenuto l’esame, rispondendo alle domande di Alfonso, come se fosse un test d’accesso alla panchina savoiarda. Il tifoso, come l’uomo, ha conosciuto anche gli eccessi di un’esistenza corsa spesso in salita, dove la stella cometa era sempre e solo una: il Savoia. Nell’anno del ritorno in terza serie, Alfonso non ci sarà più. Ma, prima o poi, ci rivedremo: ci sarà un Giraud dall’altra parte…. Tutti vestiti di bianco, mi raccomando. MASSIMO CORCIONE