A cura della Redazione
Papà Antonio era anche lui lì, nella sede del Borussia Dortmund, a rappresentare l’origine della favola di Ciro Immobile, da Torre Annunziata, passato da speranza a certezza del calcio italiano. In poche ore l’investitura a rappresentante ufficiale della nazione e il passaporto da emigrante, ma non è una contraddizione, è solo l’inevitabile conseguenza della crisi economica italiana. Non poteva non esserci papà Antonio nel momento in cui la vita di suo figlio cambiava. Non solo per la firma di un contratto da star del pallone con il Borussia, non solo per la nomina a successore di Lewandowski, ma soprattutto per la realizzazione di un sogno: era quella la prima occasione utile per festeggiare il traguardo più importante nella carriera di Ciro, la partecipazione al mondiale in Brasile. Il mondiale dei mondiali è stato ribattezzato, quasi a sancire la straordinarietà dell’evento: l’appuntamento più importante del quadriennio quest’anno è fissato nella terra che istintivamente si lega al gioco del calcio. Ci arriverà vestito della maglia numero 17, una sfida, un’altra alla superstizione. Ma lui l’ha spiegata come una coincidenza, il 17 è il giorno in cui è nata sua moglie. Titolo di capocannoniere in serie A, conquista con il Torino di un posto in Europa, convocazione in Nazionale per la coppa del mondo e contratto con la seconda squadra di Germania che proprio a lui si affida per provare a diventare la prima: tutto in tre settimane, tre settimane da raccontare per il resto della vita. Ma per Ciro Immobile il libro è appena alle prime pagine. A ventiquattro anni può migliorare ancora, alzare il tiro, mirare verso obiettivi più alti. Che prevedano pure un ritorno in Italia, perché no? E’ un ragazzo di cuore, Ciro. Ha dispensato dediche che non erano bagni di retorica, ha pensato alle sue origini, alla sua famiglia. Ha pure confessato le proprie ambizioni, senza ipocrisie. Ha detto addio al Toro e ai suoi tifosi non per dovere di transfuga riconoscente, ma perché davvero quella è gente speciale, abituata a soffrire, tanto da assaporare ancora meglio il momento della gioia. Come questo. Indimenticabile. MASSIMO CORCIONE (Nella foto grande, papà Antonio Immobile con Marco Sommella, l´allenatore del Borussia Klopp e Alessandro Moggi intorno a Ciro dopo la firma del contratto)