A cura della Redazione
E’ deceduto all’età di 82 anni Roberto Pettorino, decano dei commercianti di Torre Annunziata. Alla moglie Anna Pepe, al fratello Aldo e ai figli Gaetano, Carmela e Marilia vanno le più sentite condoglianze da parte di Massimo Corcione, Giuseppe Chervino, Antonio Gagliardi, Salvatore Cardone e delle redazioni di TorreSette e torresette.it. Quando Roberto Pettorino cominciò la sua personale avventura da commerciante, a metà dello scorso secolo, a Torre Annunziata gli unici a poter vantarsi dell’impegnativa qualifica di imprenditore erano i proprietari dei pastifici: troppo impegnati a godersi quella coda di benessere, si preoccuparono poco del futuro che li travolse (tutti meno uno, il Saggio don Vincenzo Setaro). Avessero avuto, i padroni del vapore, un po’ di umiltà in più e un po’ di lungimiranza, la città dei cento pastifici sarebbe sopravvissuta all’assalto e oggi non staremmo a invidiare Gragnano che il suo nome lo porta in tutti i supermercati d’Italia. Già, i supermercati, il chiodo fisso di Roberto Pettorino, che importò il concetto a Torre Annunziata quando tutt’intorno era ancora un concetto indefinito, un luogo verso il quale il consumatore tradizionale conservava un po’ di diffidenza. Il supermercato Pettorino era al centro della città, quello che allora era il centro, e in uno spazio ristretto metteva insieme ogni ben di Dio, e il numero incideva anche sul prezzo, producendo un effetto calmiere benemerito. Ma quel pensiero embrionale andava fatto crescere, coccolato, stimolato. Come? Con la dedizione e con il lavoro di tutti: dalla moglie al fratello Aldo e al figlio Gaetano che adesso rappresentano la continuità nell’impresa. Perché il vecchio supermarket è diventato (da decenni ormai) impresa, inserita in una struttura più grande (Sisa) con livelli di affidabilità consolidati e con un ruolo di guida che i Pettorino hanno conquistato. Una sfida vinta contro lo scetticismo di tutti e, più recentemente, contro la dilagante delinquenza che ha bersagliato le casse dei due punti vendita con un accanimento e con una violenza che avrebbero spinto qualunque proprietario verso la resa. Don Roberto e la sua famiglia hanno sempre deciso di continuare. Una sfida dettata dal legame con la città, con i torresi. Il modo più semplice per ricordare adesso chi non c’è più. MASSIMO CORCIONE