A cura della Redazione
«Credo che quello che è accaduto questa mattina (giovedì 26 marzo, ndr) sia molto grave. Cercare di impedire di farmi raggiungere la sala consiliare per svolgere il mio ruolo non può essere consentito. Questa mattina ho ricevuto minacce ed insulti. Ho subito anche danni alla mia vettura che è stata graffiata. Posso comprendere la rabbia di alcuni che protestano, ma non è aggredendo verbalmente i consiglieri comunali che si risolvono i problemi personali». In una nota ufficiale, il presidente del Consiglio comunale di Torre Annunziata, Raffaele Di Donna, stigmatizza gli incresciosi episodi verificatisi nella mattinata del 26 marzo dinanzi Palazzo Criscuolo, dovrebbe avrebbe dovuto riunirsi il Consiglio comunale. Un gruppo di disoccupati ha di fatto bloccato l´accesso al Comune per protesta, non consentendo lo svolgimento della seduta. In particolare, è stato preso di mira il presidente dell´Assise cittadina, insultato e minacciato, che è poi riuscito ad entrare solo scortato da carabinieri e polizia municipale. «Sono dispiaciuto del fatto che tra loro conosco di vista qualcuno - prosegue Di Donna -, anche veramente disoccupato, ma a queste persone chiedo di non farsi strumentalizzare da altri che, invece, potrebbero avere interessi diversi a creare il caos. Personalmente e con tutti i consiglieri comunali siamo solidali con chi ha effettivamente bisogno, con chi chiede alla politica di risolvere problemi essenziali. Ma questo non è il modo giusto - continua -. Chi protesta poteva chiedermi di intervenire in Consiglio e sostenere la loro causa, questa poteva essere una buona mossa per far valere le proprie ragioni. Non si deve fare ricorso all’uso della forza, alle minacce e alle intimidazioni: impedire che si svolgesse il Consiglio con le minacce non aiuta il particolare e delicato momento che stiamo vivendo. Anche il Prefetto - spiega Di Donna -, su segnalazione mia e del sindaco, sarà informato di quanto accaduto. Il mio è un invito alla calma a tutti i protagonisti della vita civile. Pensare che mentre mi aggredivano, mi rimproveravano di guadagnare come consigliere 20.000 euro al mese così come dicono i giornali, dà il senso della assoluta mancanza di adesione alla realtà. Ribadisco la mia volontà e di quella del Consiglio che rappresento di venire incontro alle forme di espressione pacifica del dissenso. Ma la violenza - conclude Di Donna -, le minacce e le intimidazioni, quelle non trovano posto nella nostra società».