A cura della Redazione
Lo incontro nel suo ufficio a Castellammare di Stabia, sede del Consorzio Matachione Group. E’ sereno, entusiasta di riprendere la sua attività dopo mesi di allontanamento forzoso dal suo lavoro. Sguardo fiero, cordiale e molto disponibile. Un altro Nazario Matachione, molto diverso dall’imprenditore che conoscevo, sempre preso da mille impegni e per questo quasi mai puntuale ad un appuntamento. Questa volta no, con precisione svizzera è qui davanti a me pronto a parlarmi della sua disavventura giudiziaria. E lo fa con grande umanità e trasporto, quasi a convincersi che in fondo anche dalle brutte esperienze si possono trarre utili insegnamenti. «Ho provato un’emozione indescrivibile - inizia Matachione - quando, dopo circa sei mesi, sono tornato a Torre Annunziata, la città che considero mia e alla quale sono legato sia professionalmente che sentimentalmente. E’ come se fossi nato una seconda volta ma già con tanti ricordi. La cosa che più mi ha sorpreso è stato l’entusiasmo con cui sono stato accolto, non solo dai miei dipendenti ma anche da gente comune, semplici conoscenti». Il discorso poi scivola su quei sessantanove giorni trascorsi in carcere a Poggioreale. «Per me non è stato un periodo buio - continua -. Come già ho avuto modo di dire, in carcere mi sono sentito protetto perché non potevo più ricevere alcun male da chi mi ha accusato ingiustamente (il riferimento è all’ex moglie Maria Palomba, mai nominata dall’imprenditore in tutta la sua lunga intervista, ndr), calunniandomi ingiustamente. Qui ho ricevuto tantissime lettere ed attestati di solidarietà, anche da persone che non conoscevo. Ho condiviso la detenzione in cella con altri quattro detenuti, che hanno compreso il mio stato d’animo e mi sono stati molto vicini. Ho vissuto con umiltà questa fase della mia vita - prosegue il “re” delle farmacie - diventando presto il loro punto di riferimento. Mi dicevano che era stata la Madonna a mandarmi. Ho scritto lettere per loro, ho dato consigli, li ho aiutati nei momenti di bisogno. Quando sono andato via mi hanno tributato un forte applauso, contenti nel vedermi finalmente libero. Ancora ora ricevo decine di lettere di detenuti, alcune anche molto toccanti (in basso pubblichiamo una di queste, ndr), e puntualmente rispondo a tutte». Di una cosa è contrariato, l’aver subìto il carcere preventivo per un reato che, se dimostrato, non lo prevede. «E’ un’ingiustizia in una società civile - continua Matachione -. Dalle indagini è emerso che io in carcere non ci sarei dovuto mai andare. Purtroppo la mia notorietà ha giocato a mio sfavore. Sono stato condannato ancor prima di essere giudicato. Voglio però spendere due parole a favore del gip Dario Gallo, il magistrato che ha firmato il mio provvedimento di carcerazione. Una volta appurato come sono andate effettivamente le cose, non ha esitato a fare un passo indietro e a rimettermi in libertà. Un esempio che la giustizia ed i giudici giusti esistono». Chissà quante volte Matachione si sarà chiesto perché la sua ex moglie ha testimoniato contro di lui, quando poi la legge (art. 199 del codice di procedura penale) le dava la facoltà di astenersi. «Non mi dò nessuna risposta - prosegue -, ma penso che un giorno questa domanda gliela porranno le sue figlie. Una testimonianza, la sua, ricca di falsità sul mio conto, con l’unico scopo di danneggiare la mia immagine personale e professionale. Ma la giustizia farà il suo corso e la verità un giorno verrà a galla». In carcere l’imprenditore ha molto pregato la Madonna della Neve, a cui è molto devoto. L’anno scorso, durante la processione del 22 ottobre, il trono della Santa, portato a spalle dai pescatori, fu girato verso la farmacia di corso Umberto. Non era la prima volta che questo avveniva, ma ora il gesto aveva un valore diverso per la detenzione di Matachione. Ne scaturirono polemiche alimentate anche dalla stampa. «Appresi la notizia in carcere - continua Matachione - e trovai le polemiche un po’ esagerate. La mia generosità nei confronti della Madonna è risaputa, ma se avessi potuto avrei evitato il cosiddetto “inchino”. Al di là di tutto, però, mi sento di ringraziare i pescatori per il gesto di solidarietà fatto nei miei confronti». Da ex patron del Savoia, l’intervista con l’imprenditore Matachione non poteva non concludersi con un accenno alla crisi societaria che sta investendo il club biancoscudato. «C’è stato un invito da parte di alcuni tifosi del Savoia - spiega - affinché ci fosse un mio interessamento alla vicenda societaria. In questo momento, però, è prioritaria la risoluzione dei miei problemi giudiziari. Quando tutto sarà chiarito sicuramente potrei anche prendere in considerazione una mia collaborazione con il Savoia. Amo questa città e quindi anche la squadra di calcio che la rappresenta. E mi rendo conto sempre di più che Torre Annunziata è abbandonata dalla politica, che non è riuscita neppure a far sentire la propria voce per evitare che una partita di calcio fosse svolta con la presenza dei soli abbonati». Intanto da Facebook Nazario Matchione si rivolge direttamente alla sua clientela. «I tentativi squallidi per affondare la mia azienda - scrive in un post - sono miseramente falliti. Le farmacie del Gruppo Matachione in pochi mesi hanno ripreso a pieno l’attività e si avvarranno d’ora in poi della partnership del primo gruppo mondiale nel campo farmaceutico con una serie di vantaggi per la clientela in termini di maggiore offerta e servizi...». Nel contempo è in atto nelle sue aziende una vera rivoluzione. «Ad ogni dipendente - afferma l’imprenditore - sarà affidato un compito precipuo di cui sarà egli stesso responsabile. Io farò solo l’imprenditore e non mi occuperò d’altro. La parte fiscale, contabile, gestionale, di approvvigionamento e così via sarà a capo di ciascun dipendente, ed ognuno risponderà in proprio del suo operato». Ci verrebbe proprio da dire... «Matachione è tornato!». DARIGA LA LETTERA DI UN DETENUTO DI POGGIOREALE Caro dottore. Come sempre mi avete sorpreso ancora. Aspettavo una lettera ma non così presto. Anche perché già immaginavo la situazione che avreste incontrato fuori. Lei vede lontano, ma io vi seguo. Le notizie che arrivano nel carcere sono soft, ma esagerando! L’importante che state fuori almeno potete seguire le vostre aziende. Sarà una battaglia, ma conoscendovi e condividendo il tempo trascorso in via Poggioreale 177, sono certo che riuscirete a impedire che molte famiglie non vanno a finire in mezzo a una strada. Solo chi non vi conosce può immaginare una vostra sconfitta. Voi siete un leone e non lo dico per adularvi, ma perché lo siete veramente. Mai avevo incontrato un professionista che portato in carcere è riuscito a mantenere il suo livello, ma sempre persone depresse, quasi agonizzanti, perdendo a volte anche la dignità nell’essere uomini. Lei è in tutto unico. A me è rimasto nelle orecchie l’applauso che tutti vi abbiamo fatto quando siete uscito. Ma non solo perché mai si era verificato un gesto simile, ma nel vedere che era fatto quando con il cuore. Tutti aspettano questo momento ma quando esce un altro c’è sempre un poco di invidia, ma questa volta è stato tutto spontaneo, pieno di sentimento. Siete uscito come una star. Siete diventato uno di noi, mi correggo, siete quello che tutti noi vorremmo essere. Siete un leader. Ora che non state con noi, ci manca qualcosa, avete lasciato in ognuno di noi un segno. Con la vostra disponibilità, le vostre consulenze legislative, quelle sentimentali e quelle psicologiche avete lasciato un vuoto. Ora i ragazzi stanno tutte le mattine a visita medica (ahahah). Grande dottore, che avete combinato qua. E’ un macello (ahahah) Sono tutti depressi. V.V.B. dottò, un abbraccio a Lei e a tutta la famiglia da parte mia, Antonio e Don Perignon. I ragazzi stanno sempre qua nella 23, ormai la chiamano la stanza del dottore. E’ storia ormai! Cara dottoressa Ivana (compgana di Matachione, ndr) ora vi scrivo una poesia dedicata all’amore. E’ in napoletano, sepro che le piaccia. E’ per lei, se la faccia leggere dal dottore. Diventerà vostra. Con affetto, Raffaele. «Core carcerato» L’ammor è nu vient, ca’ te piglia, te spezza, te straccia E’ nu sole ca’ abbaglia, ca’ stona E’ comm’a l’onna d’o mare, t’arravoglia E’ ‘na spina ca pogne, ca’ abbrucia E’ vino ca’ semp mbriac’ te tene E’ ferita ca cchiù nun se sana E’ ‘na smania ca’ coce. E’ sangue ca’ volle E’ freva, è chiant’, è tempesta E’ a cosa cchiù bella p’o core E’ ammore.