A cura della Redazione

La storia del vending in Brasile è davvero molto recente.
I primi distributori automatici sono comparsi all’inizio degli anni ’90, ma la crisi economica susseguita alle misure restrittive messe in atto nel 1994 dal Plano Real per combattere l’inflazione, ne hanno frenato l’espansione.
Di conseguenza, fino al crollo dell’economia avvenuto nel 1998, il vending brasiliano ha vissuto una situazione di stallo. Successivamente, grazie alle politiche macroeconomiche attuate alla fine degli anni ’90, il settore del caffè e delle bevande calde ha cominciato a stimolare il mercato e a catturare l’interesse dei consumatori. I distributori automatici hanno iniziato a diffondersi sulla scia delle crescenti richieste di bevande e, seppure lentamente, sono entrati nelle abitudini d’acquisto dei cittadini brasiliani.
Attualmente il numero di distributori automatici installati in Brasile è stimato intorno alle 80.000 unità, ossia una macchina ogni 2.500 abitanti, una media molto bassa rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti o il Giappone. Il 60% dei distributori è destinato all’erogazione di caffè e bevande calde e la massima concentrazione di macchine (68%) si registra  nella parte Sud-Est del Paese, in prevalenza nella regione di San Paolo.
L’85% dei distributori automatici presenti in Brasile è costituito da macchine di piccola e media tipologia e ciò è legato anche alla scarsa diffusione di distributori automatici di snack.
Per quanto concerne i luoghi d’installazione, circa un 70% delle macchine è collocato in  industrie ed uffici, mentre il restante 30% si trova  in ambito pubblico, settore che andrebbe maggiormente sviluppato.

L’ABVA - Associação Brasileira de Vendas Automáticas – è stata fondata nel maggio del 2000 allo scopo di aggregare gli imprenditori del Vending e dell’O.C.S. brasiliani e contribuire allo sviluppo del settore, facendo da portavoce a quanti operano nel comparto.
A questo scopo ABVA mantiene stretti contatti con NAMA, EVA e JVMA, le associazioni di categoria rispettivamente americana, europea e giapponese, con l’intento di migliorare le condizioni d’acquisto, soprattutto di macchine, ed avere un punto di riferimento relativamente agli standard tecnici, legislativi e commerciali internazionali.
ABVA sovrintende all’organizzazione della fiera di settore Expovending&OCS, che rappresenta il più grande evento del mercato del Coffee Service in America Latina.
Secondo Carlos Militelli, che ne è l’organizzatore, in Brasile vi è ancora molta strada da percorrere e il Paese si mostra aperto a quanti siano disposti ad introdurre tecnologie e know-how, volti a dare impulso ad un settore per il quale si prevede nei prossimi anni una crescita del 20%.
Attualmente sono poco diffuse le nuove forme di pagamento: sistemi di accettazione come le carte di credito o transazioni attraverso smartphone in Brasile non sono ancora conosciute, a differenza di altri Paesi, dove sono già utilizzate e rappresentano il futuro. La loro introduzione stimolerebbe, di conseguenza, una maggiore diffusione dei distributori automatici nei luoghi pubblici e l’apertura di Shop 24.
 Altra carenza del vending brasiliano è la varietà dell’offerta al consumatore, che ignora le potenzialità della vendita automatica  e limita le sue scelte prevalentemente alle bevande calde e fredde.

Un discorso diverso va fatto per il prodotto caffè, il cui consumo in Brasile è notevolmente cresciuto negli ultimi anni.
 I brasiliani stanno consumando più caffè, grazie ad un’offerta diversificata del prodotto: durante il giorno passano dal classico caffè filtrato, consumato in tutte le case brasiliane, all’espresso all’italiana, preparato sia con metodologia tradizionale che in cialde. Inoltre, accanto alla tazza di caffè puro, nelle abitudini dei brasiliani stanno entrando altre bevande calde, costituite da caffè in combinazione con latte o cioccolato come ad esempio il cappuccino.
Ad introdurre l’espresso italiano in  Brasile sono stati senz’altro grandi brand come Lavazza ed Illy che intrattengono da anni rapporti commerciali col Paese.
Attraverso la sua filiale, Lavazza do Brasil, l’Azienda torinese rifornisce attività del settore Ho.Re.Ca.  e, contemporaneamente, importa dal Paese il 40% del caffè che poi viene lavorato in Italia. In un’ottica di internazionalizzazione della sua produzione, Lavazza ha impiantato nello stato di Rio De Janeiro un’unità produttiva destinata alla macinatura, lavorazione e torrefazione.
Dal canto suo, Illy ha sviluppato col Brasile un rapporto improntato su una politica  di sostegno umanitario che corre di pari passo con gli scambi commerciali e intende offrire il proprio supporto alla salvaguardia all’ambiente, minacciato dallo sfruttamento selvaggio dei terreni, conseguito alla politica di liberalizzazione attuata dal governo brasiliano. Contribuire alla soluzione di problemi quali la  deforestazione del Paese e il miglioramento delle condizioni di vita dei coltivatori costituiscono uno degli obiettivi di Illy in Brasile.
Contemporaneamente, Illy ha scelto i coltivatori brasiliani quali partner di un lavoro sul prodotto caffè, teso ad ottenere i migliori risultati di qualità. La sinergia tra il know-how dell’azienda triestina e l’esperienza sul campo – mai l’espressione ha calzato meglio! – dei coltivatori brasiliani, pronti a recepirne gli insegnamenti, hanno dato vita alle migliori miscele Illy. Il legame tra il torrefattore italiano e la cultura del popolo brasiliano ha trovato il suo coronamento nell’apertura di un Coffee Shop Illy in un elegante quartiere di San Paolo.