A cura della Redazione

L’azienda Supermatic SpA è la naturale evoluzione della Mabel Srl, marchio storico del vending italiano nato nel 1971 grazie all’intraprendenza di un giovanissimo rag. Ugo Sassettoli.
Leader in Toscana, nell’arco di questi primi 45 anni di attività, la Mabel ha ampliato la propria sfera d’interessi diventando anche rivendita, punto di riferimento per tanti gestori toscani.
Pluricertificata, all’avanguardia per tipologia di distributori automatici, sistemi di pagamento, software gestionali utilizzati, è una compagnia dai grandi numeri.
Per conoscerne meglio la storia abbiamo intervistato Ugo Sassettoli, deus ex machina dell’azienda.

Abbiamo accennato ai grandi numeri registrati nell’ultimo anno. Ce ne dà qualche dettaglio?
Abbiamo lavorato intensamente portando a casa risultati sorprendenti. Intanto, abbiamo deciso di “uscire” dalla regione che storicamente è stata il nostro territorio di riferimento. Attraverso due società controllate, oggi siamo presenti anche su Genova e su Roma. Il giro d’affari consolidato supera i 66 milioni di euro. Il gruppo conta 450 collaboratori dislocati nelle 5 sedi di Supermatic e nelle 6 sedi delle società controllate, gestisce oltre 55.000 distributori, compresi i piccoli semiautomatici a capsule. I distributori automatici collocati in Toscana nel complesso, hanno erogato 120.000.000 di consumazioni.

Ci racconta com’è nata la Supermatic?
Avevo 19 anni quando, fresco diplomato, ebbi modo di proporre il mio profilo alla Pavesi. Iniziai a lavorare come ragioniere negli uffici della società di Novara nella divisione che si occupava degli Autogrill. Il gruppo Pavesi, in pochi anni, divenne leader nel settore. I dipendenti aumentavano e con essi la voglia di godere di qualche beneficio. Un giorno dell’autunno del 1971, senza saperne nulla perché assente a quella riunione, mi ritrovai eletto a capo del CRAL aziendale. I distributori automatici avevano già fatto la loro comparsa qualche anno prima e anche noi in azienda ne avevamo parecchi, gestiti dalla società Sellmat. Faccio notare che all’epoca esistevano distributori, le mitiche E 61 Faema, che erogavano solo caffè. Poiché il mio compito principale in qualità di Presidente del CRAL era di trovare fondi e contributi, disponendo l’Azienda di una torrefazione interna ed utilizzando persino gli stessi distributori E 61 Faema per offrire di notte, in alcune aree di servizio, un ristoro agli automobilisti, mi venne l’idea di poter gestire in proprio, come CRAL, il servizio all’interno degli stabilimenti e dei magazzini di Novara. Lanciai l’idea ai colleghi del comitato direttivo, facemmo due conti e convocammo un funzionario della Faema. Invece, il mattino successivo, prima ancora di incontrare Faema, due signori molto distinti si presentarono nel mio ufficio per chiedermi in modo cortese e preoccupato cosa fosse successo e dove stessero sbagliando: erano i signori Adriano Foglia e Franco Pavero, fondatori e titolari della Sellmat.

E quindi cosa accadde?
Spiegai le ragioni e le necessità economiche del CRAL, dimostrai di conoscere i consumi e il conto economico dei distributori installati come se fossi stato il loro cassiere, facendo presente che avevamo le risorse umane e le disponibilità economiche sufficienti per poter effettuare il servizio di somministrazione in proprio, come CRAL aziendale.
In quel periodo, dopo l’espansione di distributori per grandi comunità, oramai abbastanza diffusi nelle fabbriche, iniziavano a comparire sul mercato i primi modelli adatti ad essere utilizzati da comunità medio piccole, professionisti, artigiani, uffici.
Erano le nuovissime (per l’epoca) Faemine che funzionavano con caffè liofilizzato. Ci pensai un mese, il passo rappresentava per me un radicale cambiamento di vita, persino di regione. I miei amici, i miei colleghi e mia moglie mi sconsigliavano: “ma che cosa ti sei messo in testa? Ma cosa vuoi fare? L’omino delle macchinette?”.Eppure a me i conti tornavano, li avevo fatti e rifatti cento volte con decine di simulazioni differenti, ma con 3.000 macchine istallate, l’attività generava utili. Alla fine decisi in solitudine e il 7 dicembre del 1971, insieme a loro e a Carlo Ernesto Valente, patròn della Faema che dopo la oramai famosa E61 ebbe l’intuito di immettere sul mercato anche quella macchina dalle piccole dimensioni a dir poco innovativa, fondammo a Firenze la M.A.BE.L - Macchine Automatiche BEvande Liofilizzate sr.l.  Dopo un solo anno di attività, al 31/12/1972 avevo installato sul territorio toscano esattamente 2.727 macchine all’incredibile media di oltre 200 erogazioni mese.

Un risultato molto lusinghiero. Come ricorda quei tempi e quanti collaboratori aveva a disposizione?
In Toscana si dice “BE’ MI TEMPI!” Avevo a disposizione un settore assolutamente nuovo e con un territorio da aggredire commercialmente. Le richieste erano tantissime e i costi di gestione estremamente ridotti. Avevamo due dipendenti, poi diventati 6, che fungevano da tecnici, agenti commerciali, consegnatari di prodotti, magazzinieri, tuttofare ed una sola impiegata. Utilizzavamo degli studenti per la ricerca e lo sviluppo così da incrementare i volumi e dopo 5 anni circa, nel 1976, iniziai a pensare all’espansione dell’azienda. Dopo una serie di acquisizioni, l’azienda è cresciuta anno dopo anno affermandosi come una tra le maggiori presenti sul mercato.