A cura di Enza Perna

Tra le strade di Torre Annunziata si nascondono spesso tanti drammi familiari, storie di vita particolari che restano segrete. Molte di queste, però, vale la pena riportarle alla luce perché nascondono un velo di felicità, di speranza e soprattutto di cambiamento. Storie che dipingono di bianco una città che sempre più spesso assorbe i colori scuri delle sue vicende. 

Un incontro fortuito ci ha permesso di conoscere quattro persone, speciali nel loro vivere e intendere la vita. Storie d’amore che hanno diversi colori. Due coppie miste. Molti si chiederanno cosa voglia dire “coppia mista”. 

Una definizione sociologica, probabilmente errata, definisce miste quelle famiglie in cui almeno uno dei due partner è di nazionalità diversa. A Torre Annunziata ci sono due giovani torresi, entrambe sposate con ragazzi immigrati in Italia.

Partiamo da Giovanna Sansone, giovane venticinquenne, sposata dal 2014 con Arimilson Junior Messias, nato e cresciuto a Guarulhos, San Paulo del Brasile. 

La storia di Junior (così chiamato dagli amici) è simile a quella di tanti ragazzi che lasciano la loro terra in cerca di un futuro migliore. 

«Avevo 26 anni - racconta Junior - quando sono venuto in Italia dopo il matrimonio di mia sorella con un  italiano. Mi sono subito innamorato del vostro Paese, in particolare di Napoli. Ho fatto diversi lavori. Ho iniziato come elettricista per lo Sky Service di Positano, poi ho cominciato ad insegnare capoeira (arte marziale brasiliana, ndr) in una palestra di Vico Equense. Sono stato sempre un ragazzo ribelle, solare, con una voglia di vivere la mia vita indipendente. Ribelle fino al giorno in cui ho incontrato Giovanna». 
Durante il suo racconto Junior non smette di guardare e accarezzare la mano della sua compagna. I loro occhi, giovani e innamorati, celano felicità, quella felicità tipica dell’amore. 

«Io e Junior - spiega Giovanna - ci siamo conosciuti una sera a Napoli. Un incontro come tanti. Abbiamo iniziato a frequentarci fino a quando non ci siamo resi conto di essere innamorati. Il suo modo di essere, di parlare, di muoversi, il suo animo buono e solare hanno fatto sì che mi legassi a lui».

I due non hanno mai nascosto la loro relazione. Una coppia che vive la sua unione in piena libertà, anche in un contesto forse un po’ “retrogrado” e fortemente legato alla tradizione come può essere la realtà sociale a Torre Annunziata. 

«Fortunatamente - sostiene Junior - non ho mai subito atti di discriminazione estrema. Forse vengo guardato dalla gente per i miei capelli lunghi o la mia carnagione più scura. I dread (conosciuti come rasta, ma con erronea definizione, ndr) non sono ben visti da queste parti, ma comunque - continua -  ovunque andiamo, ci sono persone che cominciano a guardarci, ma io ormai non ci faccio più caso». 

Junior continua con il suo racconto. «La famiglia di Giovanna mi ha ben accolto. Il suo papà è tutt’ora suscettibile sull’argomento, forse per il mio stile, per la mia nazionalità o per la mia altalenante situazione lavorativa. Gli altri, invece, hanno capito che dietro ad un colore più scuro o un modo di vestire diverso, c’è una persona che ama e sa amare senza confini. Non avevo intenzione di vivere stabilmente in Italia - conclude sorridendo -, finché non ho incontrato Giovanna. L’uomo è così; nasce, cresce, diventa “scemo”, si innamora e si sposa». 

Con grandi simpatia e allegria, Junior aspetta una dichiarazione della sua timida Giovanna. Tra i due si respira sintonia e complicità. 

«L’unico vero problema tra me e Junior è la mancanza di lavoro - dice la ragazza -. Purtroppo non ha un lavoro stabile ed entrambi ci prodighiamo per trovare un impiego, ma oggi è diventato difficile, a prescindere dalla razza e dal colore della pelle». 
Da questa bella unione è nato Leo, un bimbo di 10 mesi. Le sue guance rotonde ed i suoi occhi neri danno la forza a questa giovane coppia di trovare una stabilità. 

«Ho la speranza che per il futuro le nuove generazioni non continuino con il loro bigottismo, e spero che Leo non andrà a subire discriminazioni da parte dei suoi compagni quando sarà più grande. Le persone sono persone e le nostre culture, seppur diverse, si sposano benissimo. Ci completiamo».  Un bacio suggella questa intervista.  

L’altra coppia di cui parliamo è quella formata tra Rossella Manzo e Alis Kadam, senegalese di 31 anni, arrivato in Italia dal 2001 per continuare e perfezionare la sua carriera calcistica. Molti, gli appassionati, ricordano il suo nome perché ha giocato nella squadra del Savoia nel 2004/2005. Quando giunge a Torre Annunziata, Alis è subito ben accolto, soprattutto dai tifosi. Diventato famoso per il suo gol nell’ultima partita per lo scudetto nazionale italiano della juniores di quell’anno, conosce la sua compagna. 

«Quando ho incontrato Rossella aveva 13 anni - racconta Alis -. Era ancora una bambina. Ci siamo conosciuti tramite alcuni amici in comune. Appena la vidi dissi a me stesso: “questa ragazza me la sposo”. Nel 2004 sono ritornato a Torre Annunziata e ho rivisto Rossella. Ho mantenuto la mia parola. L’ho sposata».

I due giovani innamorati abitano nel rione Provolera. 

«Devo dire - continua Alis - che mi sono subito integrato bene nel quartiere e nella famiglia di Rossella. Tutti mi vogliono bene, perché mio padre mi ha insegnato ad avere rispetto delle persone e ad adattarsi in qualsiasi situazione. Anche in un contesto difficile come quello in cui viviamo, le persone mi trattano con rispetto, non c’è aberrazione mentale su questo». 
Dalla loro solida unione sono nate due bambine, Giada e Miriam. 

«Le nostre figlie - dice Rossella - ci hanno unito ancora di più. Io e Alis siamo una squadra. E’ un padre attento, premuroso e un marito devoto. Non potevo desiderare di meglio, perché ha quello che molti non hanno, l’umanità e i valori della vita». 
Queste due storie, simili tra loro, segnano un confine tracciato, un cambiamento o ancor meglio un’apertura mentale. 

Ecco allora che la definizione sociologica di “coppia mista” viene a cadere. “Misto” vuol dire diverso. Ma quante coppie dello stesso colore, cultura o tradizione hanno mantenuto saldo il loro rapporto? “Misto” deve essere associato a tutte le coppie, perché tutte formate da caratteri e personalità diverse. 

Questi genitori insegneranno ai loro figli due culture diverse, due lingue diverse.  Ma soprattutto impareranno che il mondo e l’amore hanno sì diversi colori. 

Ce n’è solo uno che unisce e diversifica, ed è quello del cuore, quello dell’amore. 

(Nella foto, a sinistra Junior e Giovanna, a desta Alis e Rossella)

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