Crollo della palazzina di Rampa Nunziante. Storie di solidarietà, di persone sfuggite alla morte solo per puro caso, di altre che potevano salvarsi se solo avessero ritardato di qualche ora il rientro a casa.

«Ero intenta ad innaffiare le piante sul mio terrazzo - racconta una donna che abita in corso Umberto, nello stesso stabile dove ha sede il commissariato di polizia - quando improvvisamente ho sentito un boato e visto il palazzo davanti a me cadere come un castello di sabbia. Sono rimasta pietrificata, ma ho avuto la forza di gridare ed attirare l’attenzione degli agenti di polizia. Li ho esortati ad intervenire al più presto perché si stava consumando un’immane tragedia. Senza esitazione - conclude la donna - i poliziotti sono saliti in auto e partiti a razzo verso il luogo del crollo».

Ma ancora prima delle forze dell’ordine sono intervenuti i volontari, gente comune allertata dal boato prodotto dal crollo del palazzo.

«Normalmente mi sveglio di buon’ora - afferma Alfredo Vitagliano, gestore del Lido Azzurro, lo stabilimento balneare situato proprio di fronte alla Rampa Nunziante -. Ho sentito un grosso tonfo e visto una nuvola di polvere sollevarsi proprio davanti a me. Lì per lì non ho compreso cosa fosse accaduto in quanto la parte dell’edificio che dà sulla strada era intatta. Solo dopo qualche minuto mi sono reso conto della tragedia. Ho chiamato immediatamente il mio personale e tutti assieme ci siamo diretti verso il palazzo crollato. Abbiamo incominciato a scavare a mani nude fino all’arrivo dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine».

Altri soccorritori volontari, gli operai comunali addetti alla pulizia della spiaggia.

«Eravamo intenti al nostro lavoro - dice Antonio - quando ci siamo resi conto che qualcosa di grave fosse accaduto. Ci siamo precipitati sul luogo ed abbiamo incominciato a scavare».

Chi ha vissuto la tragedia più degli altri soccorritori è stato l’imprenditore edile Attilio Cuccurullo, fratello dell’architetto Giacomo, morto sotto le macerie.

Non ha mai lasciato il luogo del disastro. Precipitatosi sul posto con i suoi operai, ha continuato a scavare anche dopo l’arrivo dei vigili del fuoco. Una scena di amore e sofferenza che ha commosso tutti.

Il destino, però, ha risparmiato due vite umane. La prima, un’anziana signora vedova che abita al quarto piano. «Ogni mattina alle sei in punto - dice una vicina di casa - esce per farvi ritorno alle sette. Passeggia nei dintorni. E’ una sua abitudine e questa abitudine le ha salvato la vita».

O come un pescatore che abita al terzo piano del palazzo. Al momento del crollo era a mare intento a pescare.

Ma il destino sa essere anche crudele. Marco Cuccurullo, 27 anni, era tornato da nemmeno un paio d'ore, quando la sua casa è crollata. Figlio unico, abitava insieme ai suoi genitori, Giacomo e Eddi, anche loro rimasti sepolti sotto le macerie. La notte tra giovedì e venerdì, come ogni notte, Marco era rientrato molto tardi dal lavoro. Era un esperto di fuochi d'artificio e lavorava per una ditta di spettacoli pirotecnici. La sua specialità erano i fuochi a mare, di cui ne curava la tempistica. Ed è proprio sotto un video di fuochi postato sul suo profilo facebok, la frase più bella e struggente scritta questa mattina da un suo amico: «Non c'è Bellezza senza malinconia. Marco testimonial di voglia di vivere, di una vitalità vissuta a piene mani. Il tuo sguardo bruno e intenso configurava sempre una leggera malinconia tipica della Bellezza. Straziante è sapere che mille anni ci vorranno per riavere gli occhi Tuoi».

(nella foto, Marco Cuccurullo)

Per essere sempre aggiornato clicca "Mi Piace" sulla nostra pagina Facebook