A cura della Redazione

La città stamane ha dato l’ultimo saluto alle otto vittime del crollo di una palazzina in Rampa Nunziante: Giuseppina Aprea; i coniugi Giacomo Cuccurullo e la moglie Edy Laiola, e il figlio Marco; la famiglia Guida, con il padre Pasquale, la mamma Anna, e i figli Francesca e Salvatore.

L’atmosfera già dalle prime ore del mattino è surreale. Tutt i negozi con le serrande abbassate e un silenzio tombale ovunque. Alle 8,00 già la piazza antistante la Basilica della Madonna della Neve è occupata da qualche centinaia di persone. Molte altre sono ferme ai blocchi creati dalla forze dell’ordine, dove si passa solo attraverso l’esibizione di un pass. Ben presto la piazza si riempirà come pure la chiesa, ma tutto avviene in modo ordinato e senza problemi.

Le autorità incominciano ad arrivare alla spicciolata. Il cardinale Crescenzio Sepe, il prefetto Carmela Pagano, il questore di Napoli Antonio De Iesu, il presidente della Regione Vincenzo De Luca, il sottosegretario Gioacchino Alfano, il senatore Ciro Falanga e il deputato Arturo Scotto, il parlamentare europeo Andrea Cozzolino, i consiglieri regionali Vincenza AmatoMario Casillo, Loredana Raia, Francesco Borrelli, i sindaci dei comuni viciniori, i vertici delle forze dell’ordine (Carabinieri, Finanza, Esercito, Marina, Polizia).

A salutarli sull’uscio della Basilica il sindaco di Torre Annunziata Vincenzo Ascione, accompagnato dal presidente del consiglio comunale Antonio Gagliardi.

Poi l’arrivo delle otto bare, partite alle 9,00 dalla camera ardente allestita presso l’aula consiliare di via Provinciale Schiti.

Un lungo applauso accompagna il loro ingresso in chiesa. Sui maxi schermi, allestiti in piazza e sul molo Crocelle del porto, vengono proiettate le prime immagini.

Il cardinale Sepe, insieme al vescovo di Nola Francesco Marino e ad altri venti celebranti, va subito al cuore del problema. «Troppo spesso, o quasi sempre, dietro ogni evento disastroso, c'è sempre, all'origine, la mano dell'uomo, che è sempre una mano assassina, mossa dalla protervia, dalla prepotenza, dall'indolenza, dalla superbia e quindi dall'egoismo. E' proprio l'egoismo che dobbiamo combattere - ha aggiunto l'arcivescovo - perché l'egoismo significa far prevalere il proprio tornaconto e i propri interessi; è l'egoismo che porta alla violenza di ogni genere; è l'egoismo che si oppone al bene comune; è l'egoismo che induce a non avere rispetto delle persone e dei diritti altrui; è l'egoismo che porta alla morte morale e fisica".  

L’alto prelato, infine, rivolge un invito alle autorità presenti: intitolare la strada dove è avvenuta la tragedia alle otto vittime.

Per chi come noi era presente all’interno della Basilica non poteva non essere coinvolto dal dolore dei familiari. Un dolore immenso, seppur composto. Ma l’immagine che più tocca il cuore erano le due bare bianche di Francesca, 14 anni, e Salvatore, 7 anni. E il pianto irrefrenabile della nonna Elena e dei tanti bambini, amici di scuola e di palestra dei fratellini sepolti sotto le macerie.

Per loro, per tutte le vittime innocenti di questa assurda tragedia, si chiede giustizia. Sarà l’unica consolazione che potrà lenire in minima parte il dolore non solo delle famiglie ma anche dell’intera comunità di Torre Annunziata. 

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