A cura della Redazione

Torre Annunziata non dimentica, non può dimenticare. Trentatrè anni fa la città veniva scossa da una delle più efferate mattanze di camorra mai registrate, tristemente nota con il nome di strage di Sant'Alessandro. Era il 26 agosto 1984, mezzogiorno. Una tranquilla domenica di fine estate. Una giornata che si trasformerà in un inferno. Un commando di quattordici sicari, a bordo di un autobus turistico rubato, giunse nei pressi dell'allora circolo dei pescatori, in largo Grazie/via Castello. Ci troviamo nella zona a ridosso del quadrilatero delle Carceri, per anni roccaforte del clan Gionta.

I killer scesero dal veicolo ed iniziarono a sparare alla cieca, uccidendo otto persone e ferendone sette. Una vera e propria vendetta consumata dalle famiglie Bardellino, Alfieri e Fabbrocino, ai danni del boss Valentino Gionta e del suo clan. Una faida per il controllo dei traffici illeciti nell'area, dalla droga al contrabbando di sigarette fino ad arrivare al racket. Il superboss Valentino riuscì a sfuggire all'agguato. Tra le vittime, invece, ci fu anche Francesco Fabbrizzi, all'epoca 54enne, sposato. Il figlio Salvatore aveva appena 20 anni. Francesco non c'entrava nulla con la camorra. Una delle tante vittime innocenti della criminalità che purtroppo Torre Annunziata ha dovuto seppellire.

Della tragica vicenda scrisse anche Giancarlo Siani sulle colonne de Il Mattino. L'articolo fu pubblicato il 10 giugno 1985, poco meno di un anno dopo. Poche righe che, di fatto, decretarono la sua condanna a morte. Il giovane giornalista venne ucciso il 23 settembre 1985. «Un accordo tra Bardellino e Nuvoletta avrebbe avuto come prezzo proprio l’eliminazione del boss di Torre Annunziata e una nuova distribuzione dei grossi interessi economici dell’area vesuviana», scrisse Siani. Parole che "urtarono la sensibilità" dei boss, che decisero di commissionare il suo omicidio.

Nel film Fortapàsc di Marco Risi, uscito nel 2009, in cui si racconta la vita di Siani, viene per l'appunto rappresentata la scena della strage di Sant'Alessandro. Nel 2010 viene realizzato anche un documentario prodotto dalla Kosmograph e realizzato da Antonio Ruocco e Gaetano Acunzo con la collaborazione di un gruppo di studenti del Liceo Artistico "de Chirico" di Torre Annunziata. La pellicola si aggiudicò il premio dell'ordine dei giornalisti al Festival "Indoxx 2010".

Oggi, il tratto di strada che dal circolo dei pescatori (non più esistente) conduce in via Bertone è intitolato alle vittime innocenti di camorra.

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