A cura della Redazione

«I dodici fermi eseguiti sono la conferma che lo Stato c'è, ma serve maggiore collaborazione da parte dei cittadini». Il colonnello Filippo Melchiorre, comandante del gruppo carabinieri di Torre Annunziata, commenta così l'operazione che ha portato all'arresto dei nuovi presunti capi e di alcuni storici affiliati al clan Gionta. Durante le indagini, i carabinieri del nucleo investigativo hanno ricostruito 20 episodi estorsivi ai danni di ben 14 vittime, tutte di Torre Annunziata. Ma nessuno ha denunciato. 

Colonnello, come se lo spiega? 

«Purtroppo capisco che non sia semplice, soprattutto in una città come Torre Annunziata, in cui pesa ancora il sacrificio di due imprenditori come Raffaele Pastore e Luigi Staiano, uccisi dalla camorra perché si erano ribellati al pagamento del pizzo. C'è il timore di essere soli, di trovarsi uno contro tanti. Invece, con questi arresti vogliamo dimostrare che lo Stato c'è e che ci sono gli strumenti per combattere la camorra». 

Come si può fare?

«Innanzitutto, fidandosi delle forze dell'ordine. Carabinieri, polizia e guardia di finanza hanno tutti gli strumenti per aiutare i cittadini. Abbiamo chiuso questa attività anche senza la collaborazione delle vittime, ma è stato più complicato dover ricostruire tutto. Se i cittadini non ci danno una mano, noi riusciamo comunque a raggiungere l'obiettivo, ma impieghiamo molto più tempo. Noi non ci fermiamo qui: le indagini vanno avanti, ma abbiamo bisogno anche dei cittadini».

E nel Napoletano, si può partire dall'esempio di Ercolano, divenuto un modello.

«Io spero che si possa applicare anche a Torre Annunziata il modello Ercolano. Anche a Torre Annunziata si può fare, perché esiste una realtà associativa importante che si sta attrezzando allo stesso modo. Il mio auspicio è che anche a Torre Annunziata ci sia la svolta, che passa anche da parrocchie, amministratori locali e società civile. Spero che dopo questi arresti, i cittadini acquisiscano finalmente quella fiducia nelle istituzioni e nelle forze dell'ordine - che siano carabinieri, polizia o guardia di finanza - e comincino a denunciare. Lo Stato non li lascerà soli. Ad esempio, per chi denuncia c'è l'esenzione da alcune tasse, l'associazione antiracket mette a disposizione un legale per seguire tutte le pratiche, la Prefettura rimborsa i danni subiti. Insomma, adesso ci sono gli strumenti, che qualche anno fa mancavano. Forse Staiano e Pastore erano soli, invece adesso non è così. Un piccolo passo in avanti è fondamentale per aiutare tutto il territorio». 

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