A cura della Redazione

Vorrei ricordare con rispetto e affetto Massimo Giobbi, spentosi ieri (rispetto al momento in cui scrivo), dopo una lunga e dolorosa malattia.

Era preside della scuola media Manzoni, a via Parini, che era stata anche la mia da ragazzo, quando lo conobbi. Sono stato presidente del consiglio d’istituto nel momento in cui lo frequentava mio figlio e perciò posso testimoniarne l’amore verso gli studenti, l’attenzione ai professori e al personale amministrativo, l’impegno e lo sguardo “lungo”,  con profondità e un pizzico di utopia nella visione dell’orizzonte che gli stava di fronte, gli sforzi per tenere nei banchi ragazzi che – riaffidati ad ambienti problematici in un quartiere difficile, come era allora ed è rimasta la Provolera – sarebbero precipitati in un gorgo da cui invece fuggire e avrebbero perso il valore della formazione come strumento di emancipazione umana e sociale, obiettivo  che lui si sforzava di perseguire.

Finita quella fase con l’accorpamento all’Alfieri, la scuola “dei quartieri alti”, sconfitto, ma non domato, fu preside a Vico Equense; io non fui confermato nell’incarico nelle due scuole accorpate (né mi sarebbe interessato, senza la sua vicinanza e il sostegno che ci davamo reciprocamente), mio figlio stesso mi chiese di non restare in quell’istituto e di iscriverlo altrove nel suo ultimo anno delle medie.

La miopia delle politiche di tutti i governi sull’ istruzione pubblica, in contrasto con le idee ancora attualissime di uomini come Massimo,  presenta il suo triste conto a Napoli proprio in queste settimane: le baby gang sono figlie della povertà, non tanto materiale (spesso i bulli hanno magliette griffate e l’ultimo modello di telefonino), ma culturale, respirata in famiglie disgregate e disattente, come quelle contro cui Massimo aveva combattuto. Miopia di visioni politiche perché la scuola non è un’azienda, non deve guardare solo e tanto ai “figli di papà”, che di occasioni di successo sociale non hanno bisogno, va tenuta aperta e attiva con molteplici attività integrative e non solo e non tanto neo quartieri cosiddetti “bene”, ma – al contrario – proprio là dove di essa c’è più bisogno.

Ciao, Massimo, grazie per una vita che si è spesa provando ad insegnarci questo, remando “in direzione ostinata e contraria” rispetto allo spirito triste di tempi che erano diventati già brutti quando ci incontrammo e ora sono proprio pessimi.

Ti sia lieve la terra e che tu viva ancora, nel Paradiso delle persone perbene e comunque nel ricordo dei tanti che hanno condiviso la tua generosità umana e dei ragazzi e delle ragazze (oggi uomini e donne) che hai contribuito a fare crescere.

(nella foto, l'ex scuola media Alessandro Manzoni di Torre Annunziata, ora sede dell'Ufficio di Piano delle Politiche Sociali del Comune oplontino e dell'asilo nido comunale)

Per essere sempre aggiornato clicca "Mi Piace" sulla nostra pagina Facebook