A cura della Redazione

La comunità salesiana di Torre Annunziata - guidata da don Antonio Carbone - ricorda Matilde Sorrentino. A 14 anni dal brutale omicidio di "mamma coraggio", come è stata ribatezzata la donna che denunciò i pedofili dello scandalo scoppiato alla scuola del rione Poverelli, i ragazzi ospitati nella comunità-alloggio per minori che porta il suo nome, "Mamma Matilde", depositeranno 14 rose dinanzi al monumento dedicato alle vittime innocenti di camorra collocato in piazza Mons. Orlando, davanti alla chiesa di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. L'iniziativa si terrà nel primo pomeriggio di lunedì 26 marzo (ore 14.30), giorno dell'omicidio di Matilde, avvenuto nel 2004.

Alle 15, nella sala incontri dell'oratorio salesiano, i giovani del territorio e i ragazzi della comunità porranno delle domande al procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, e si metteranno in ascolto di Lucia Montanini, vedova di camorra che ha abbracciato il killer di suo marito. Il tutto coordinato da don Tonino Palmese.

Alle 16 tutti in campo per un "calcio al passato": i minori sottoposti a misura cautelare, magistrati capitanati dallo stesso procuratore Filippelli, i carabinieri di Torre Annunziata, guidati dal colonnello Filippo Melchiorre, insieme agli agenti della Polizia di Stato, con in testa il primo dirigente del Commissariato oplontino, Vincenzo Gioia, disputeranno una partita di calcio nel campetto dell'oratorio.

CHI ERA MATILDE SORRENTINO Assassinata il 26 marzo 2004 sull'uscio di casa. Aveva 49 anni. Fu uccisa nella serata di quel maledetto giorno. A spararle fu un killer, poi arrestato e condannato all’ergastolo. I mandanti invece sono ancora ignoti. Sulla sua famiglia non emerge alcuna zona d'ombra, mentre si staglia la figura irreprensibile e risoluta della donna, che nel 1997, denunciando gli aguzzini del figlioletto, è testimone chiave di un processo che si conclude con la condanna, fino a quindici anni di reclusione, di diciannove bruti che abusarono di bambini - che frequentavano la scuola del rione Poverelli - in un garage incatenandoli a un pannello. Sono proprio quattro piccoli a raccontare le violenze subite e riconoscere i pedofili. Ai due peggiori la scarcerazione per decorrenza dei termini costa la vita: la camorra li sopprime per dimostrare che la sua giustizia è più efficiente di quella dello Stato. Matilde, invece, viene ammazzata dalla camorra per vendetta: non avrebbe dovuto denunciare. Con l’effetto collaterale, però, di renderla un simbolo. 

A "Mamma coraggio", sono intitolati il Centro Polivalente del rione Penniniello e la Comunità Alloggio per minori ai Salesiani.

 I FIGLI Salvatore e Giuseppe, oggi hanno 28 e 31 anni. Dal 2004 al 2013 sono inseriti nel programma di protezione per i testimoni di giustizia, costretti a vivere in luoghi segreti, sempre diversi, accompagnati da psicologi: forse peggio che stare in carcere. Sono ancora segnati dalla tragedia, dalla confusione, dalla partenza immediata dalla casa, dalla lontananza dagli amici, dalle partite di pallone nel cortile, dalla voce della mamma che li chiama dal balcone: il loro mondo sparisce in poche ore. Ora sono abbandonati quasi da tutti. Fortunatamente Giuseppe ha moglie e due figlie. Salvatore è ancora provato.

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