A cura della Redazione

Un lungo cammino, irto di ostacoli, di pregiudizi, di giudizi, di luoghi comuni. Un lungo viaggio su un’autostrada di emozioni, di sensazioni, di profondi silenzi, di momenti duri, difficili. Un percorso lungo 10 anni e non ancora terminato. Era esattamente il 2008, quando un giovanotto di Torre Annunziata di belle speranze, di nome Pasquale, superava brillantemente gli esami di maturità al liceo scientifico.

E’ il 2018, quando Serena, una bella ragazza di 29 anni, discutendo una tesina preparata con cura e con tanto studio, passando con disinvoltura da Luigi Pirandello con “Uno, nessuno e centomila” alla preparazione di un tipico piatto siciliano, la “pasta alla norma”, consegue, al termine di un corso serale, il diploma all’istituto Alberghiero Graziani della città oplontina. Cosa lega quei due diplomi? Un filo comune, un unico filo comune, di sensibilità, profondità d’animo, di voglia di vivere, di dimostrare al mondo che da Pasquale a Serena, non cambia nulla, se non l’aspetto esteriore. Cambia sostanzialmente soltanto una cosa:  la serenità ritrovata.

Serena, all’anagrafe Pasquale Esposito, 29 anni, è una transgender torrese, o più comunemente una trans, termine che letteralmente indica una identità o una espressione di genere diversa da quella con cui è nata una persona. Un lungo pianto liberatorio di Serena, con il sottofondo dell’applauso della commissione, ha accompagnato la lettura da parte di un componente della commissione, della lettera di mamma Rosaria che ha seguito la prova seduta timidamente su una sedia all’esterno dell’aula: «Ho sempre saputo sin da quando eri piccola che eri una bambina speciale - recita la lettera - la tua sensibilità superava ogni mia aspettativa. L’amore e la passione che avevi per la musica, ed il tuo talento, ci faceva sentire ancora più vicine. Quando entravamo in un negozio per comprare i vestitini da principessa alla tua sorellina, tu li guardavi incantata, e poi con quello sguardo rassegnato, eri costretta ad indossare i soliti pantaloncini, e camicia con papillon. Ti ho sempre amata - prosegue la lettera - anche quando mi hai spezzato il cuore con il tuo coraggio, o quando con la tua caparbietà ti sei messa contro tutto e tutti per la tua verità. Con una forza e una ferocia spevantose, tanto da farmi pensare che fossero le forze del male. Non era il male che stava uscendo in te, ma soltanto la verità, tenuta nascosta per troppo tempo. Ma la cosa più assurda è che oggi sono felice e orgogliosa di te. Serena, lotta sempre per quello in cui credi. Ti voglio bene, mamma».

In quel momento Serena ha visto materializzarsi il suo secondo diploma, conseguito dopo l’anno scolastico serale. Le stesse sensazioni provate nel 2008, quando Pasquale affrontò la maturità al liceo scientifico. «Il sesso - puntualizza Serena - esula dalla realizzazione personale di un individuo. Se solo la gente ci accettasse, molte di noi lavorerebbero tranquillamente, e non farebbero neanche tanti interventi chirurgici. Il futuro lavorativo dopo il diploma? Non mi aspetto nulla, perché la società non cambierà mai per me... sono io che mi devo adattare».

Mamma Rosaria fatica a trattenere le lacrime: «Desidero - dice - ringraziare tutti! Dalla preside Anna Maria Papa, agli amici di classe, ai docenti, che hanno accolto mia figlia con tanto amore, dimostrando grande sensibilità, e soprattutto normalità. Mia figlia ha studiato in un istituto bellissimo, all’avanguardia e diretto bene. Il nome Pasquale? Dal primo momento in cui ha messo piede qui, tutti l’hanno chiamata Serena! Ha trovato un ambiente maturo, e culturalmente elevato. In questo giorno - conclude - voglio ringraziare anche mio marito Stefano, un uomo vecchio stampo che mi è stato sempre vicino in momenti per niente facili, soprattutto all’inizio».

«I complimenti - risponde la dirigente del Graziani, Anna Maria Papa - fanno sempre piacere. In qualità di dirigente dell’Alberghiero posso dire che abbiamo seguito la vicenda con molta sensibilità così come era logico che fosse». Perfino sorpresa da tanto clamore, Silvia D’Istria, presidentessa di commissione, proveniente dalla vicina Torre Del Greco: «Non mi spiego - dice - il perché di tanto clamore per una una cosa normalissima! Serena per noi è stata una candidata d’esame, ed è stata trattata esattamente come gli altri studenti. Francamente - continua - non vedo alcun particolare che mi possa far pensare alla diversità. Serena in quanto candidata è stata bravissima. Complimenti a lei e, detto da mamma, alla sua mamma che è una persona meravigliosa».

«Non è stato facile - dice la sorella minore di Serena, Rossella - quello che ha realizzato mia sorella. Ha seguito il corso con impegno e tenacia. Il suo percorso? Anche per me è stato difficile all’inizio. Ora, anche quando camminiamo per strada, guai a chi tocca Serena, mia sorella!».

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