A cura della Redazione

Toccante ricordo di Giuseppe Veropalumbo, ucciso da un proiettile vagante la notte di Capodanno del 2007 nella casa in cui stava festeggiando l'arrivo del nuovo anno insieme ai familiari, in zona Cuparella. Con lui c'erano anche la moglie Carmela Sermino e la figlia Ludovica, che all'epoca aveva pochi mesi.

Giuseppe oggi, 11 agosto, avrebbe compiuto 41 anni. Era nato a Torre Annunziata l'11 agosto del 1977.

A rammentare la persona bella che era, tutta famiglia e lavoro (faceva il carrozziere) è l'associaizone a lui intitolata e che prende il suo nome. A presiederla c'è la moglie Carmela, che da anni si batte per avere giustizia per suo marito. E' ubicata in un bene confiscato ad un camorrista. Nonstante negli ultimi mesi le indagini siano state riaperte dalla Polizia di Stato anche con sviluppi interessanti, quello di Giuseppe resta ancora un omicidio in pieno regola ancora senza un colpevole.

Ecco cosa scrive l'Associazione Giuseppe Veropalumbo sul profilo Facebook, che pubblica anche un emozionante video (clicca QUI) a corredo del testo: Terzo di cinque figli, viene alla luce in una famiglia modesta, in cui l’unica fonte di reddito è il lavoro da carrozziere di papà Antonio, uomo chiuso e di poche parole che non riesce ad esternare i propri sentimenti. La madre, Carmela, è una classica casalinga del Sud. Gestisce la casa e le entrate con sapienza ed intelligenza, tanto che, nonostante i sacrifici, a nessuno manca nulla. A dispetto di quello che poi diventerà da adulto, durante l’infanzia Peppe mostra una salute abbastanza cagionevole. Per questo motivo i genitori cercano di venire incontro a tutte le sue richieste, anche a quelle più assurde. Il bambino, infatti, ama alla follia gli animali e pretende di accudire, sul terrazzo, volatili di vario genere, cani e gatti. Anche se in casa entrano pochi soldi al cocco di mamma e papà tutto è permesso. Anche di fare degli scherzi non proprio leggeri. Ad esempio, nel cuore della notte, si mette a bussare ai citofoni dei vicini per provocarne la reazione. Oppure con i fratelli Enzo e Marco lancia palloncini piedi d’acqua dal balcone, i classici gavettoni, e poi si nasconde dietro le tapparelle. Il piccolo Peppe non va tanto d’accordo con i libri di scuola. La sua passione non sono i sussidiari, ma le autovetture che varcano la soglia dell’officina di papà Antonio.  Con il passare degli anni i problemi di salute scompaiono e Peppe diventa un ragazzo robusto e forte. Arrivano le uscite con la comitiva e i primi amori. Peppe è un altruista ed ha coraggio: spesse volte fa a botte per difendere gli amici presi di mira dai bulli. Questa passione gli costa cara. Un giorno tre loschi figuri lo attirano con un tranello all’interno di un portone e lo massacrano di botte. Il motivo? Il giorno precedente, per difendere il fratello Marco, aveva picchiato uno dei suoi aggressori. Di qui la vendetta.
Peppe è fatto così. Ama la sua famiglia e non sopporta le ingiustizie. A soli dieci anni litiga con il cognato, molto più grande e grosso di lui, perché fa soffrire la sorella.
Terminata, non senza qualche patema d’animo, la scuola dell’obbligo, Peppe diventa operaio in carrozzeria di famiglia. È pignolo e meticoloso: il mestiere ce l’ha nel sangue. Con il passar del tempo inizia a sognare in grande. Vuole un locale più grande per poter soddisfare la clientela ed ampliare i servizi. Nel frattempo non disdegna i suoi hobby preferiti: il mare ed il pallone. Gioca da terzino. È tecnicamente dotato ed ha fiato. Il che non guasta. Specie sui campi polverosi dove si allena insieme agli amici di sempre. Il suo idolo è Roberto Baggio, al quale assomiglia anche un po’. Ovviamente quando può va allo stadio a tifare per il Napoli. 
Il tutto senza mai trascurare gli affetti. Ama i bambini. Tutte la sere si mette a giocare con la nipotina Giada. E dopo crolla per la stanchezza. Il destino, poi, gli farà conoscere Carmela, la donna della vita, che gli darà la gioia della nascita di Ludovica.
Peppe, ormai trentenne, adesso ha una famiglia tutta sua e stravede per la figlioletta che vagheggia di accompagnare all’altare. Purtroppo questo desiderio di vita normale si infrange all’improvviso a causa della follia criminale. 
Oggi Peppe avrebbe compiuto 41 anni. Avrebbe festeggiato il compleanno con la famiglia e gli amici di sempre dell’officina. Qualche battuta, un brindisi e poi tutti al lavoro. Perché sognare è bello ma per costruire le cose che contano, quelle che restano nel tempo, bisogna avere i piedi ben piantati per terra.
Auguri, Peppe. Ovunque sei!

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