A cura della Redazione

«No all'abbattimento di Palazzo Fienga». I Rifomisti nel Mezzogiorno - associaizone di cultura politica di Torre Annunziata - intervengono su alcune voci circolate ed attribuite «a impecisati esponenti dell'Amministrazione comunale», sulla ipotesi di demolire quella che un tempo era la roccaforte del clan camorristico dei Gionta, nel cuore del centro storico della città oplontina (il Quadrilatero delle Carceri).

Il dibattito sul riuso dell'edificio - chiuso dalla magistratura nel gennaio 2015 e completamente sgomberato - è oggi al centro dell'agenda politica locale, stante la richiesta avanzata dal Comune di acquisizione dell'immobile al patrimonio dell'Ente ed inoltrata all'Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalità.

Il Comune oplontino - allora guidato dal sindaco Giosuè Starita - aveva intenzione di trasformare quel "luogo di morte" in uno spazio destinato alla comunità. Una idea-progetto - presentata all'allora min istro della Giustizia, Andrea Orlando (era il 23 settembre 2016, anniversario dell'omicidio di Giancarlo Siani) che tuttora resta in cantiere ma che non trova ancora sbocchi concreti. Su questa linea si pongono i Riformisti nel Mezzogiorno, che chiedono di «trasformare Palazzo Fienga in Palazzo Siani e farne uno spazio al servizio del territorio in grado di ospitare uffici giudiziari, alloggi per le forze dell'ordine, istituzioni culturali impegnate nello studio e nella ricerca di misure di maggiore contrasto alle attività criminali ma anche attività formative. Quella dell'Amministrazione dell'epoca è stata un’intuizione di grandissimo valore. Trasformare il palazzo della morte in luogo della speranza, come disse, allora, il sindaco Starita».

Per l'associazione, quella prospettata è la soluzione «migliore», ed auspica che l’Amministrazione comunale, coinvolgendo Governo nazionale e Regione Campania, possa procedere nel segno delle scelte indicate allora, «impegnando, contestualmente, risorse ed energie per fare crescere la cultura della legalità e sconfiggere attività e rischi tuttora molto attivi in questa parte dell’area metropolitana di Napoli».

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