Si presenta con una fionda in mano Don Ciro Cozzolino, il parroco della SS. Trinità e referente cittadino del presidio di Libera di Torre Annunziata. E' l'arma con la quale Davide ha sconfitto Golia, lanciando cinque sassolini che hanno abbattuto il gigante. Oggi è la città ad essere Davide; i sassolini sono i commercainti, le forze dell'ordine, la politica, la società civile, la Chiesa; e Golia sono la criminalità e l'immobilismo che contraddistingue la realtà torrese, sotto tutti i suoi aspetti: politico, sociale, economico, culturale.

La metafora della fionda e dei sassolini viene utilizzata dal sacerdote per introdurre l'incontro con i commercianti nella sala intitolata a Don Pasqualino Pagano della chiesa di via Gino Alfani. Un'assemblea - pochi i commercianti presenti, insieme ai rappresentanti delle forze dell'ordine e, per il Comune, il sindaco Vincenzo Ascione, il vice Gaetano Veltro (assessore al Commercio), l'assessore Luigi Ammendola e il consigliere di opposizione Pierpaolo Telese - per dare un primo segnale di partecipazione e di lotta contro i recenti attentati alle attività commerciali perpetrati dalla malavita, ma anche per riaffermare che il settore del commercio - trainante per l'economia locale - necessita di un cambiamento di rotta. «Il gigante Golia ci fa paura - ha detto Don Ciro -. Ma noi dobbiamo prendere coscienza e consapevolezza che le potenzialità per riemergere ci sono. Il problema principale non è la criminalità ma è l'alibi che spesso ci creiamo con essa. Qui è assente la cultura, non quella dei libri, ma che si sostanzia nella mancanza di strumenti idonei ad affrontare le sfide che la città e gli operatori economici si trovano a dover fronteggiare. Agire individualmente non paga, non aiuta il processo di cambiamento. Ognuno vive le proprie difficoltà come singolo. Dobbiamo smettere di pensare a noi stessi - continua il parroco -. Le sfide sono enormi, possono farci paura ma non possiamo pensare ed agire da soli. Il problema più grande - spiega ancora - non sono tanto la camorra, i delinquenti, le bombe. La questione cruciale è come rilanciare il commercio a Torre Annunziata che, più di altre realtà geografiche, sconta l'evoluzione del settore verso nuove forme quali centri commerciali, le vendite on line. E' un problema che non riguarda solo i commercianti ma tutti noi perché stiamo parlando del tessuto economico di un intero territorio. La mancanza di fiducia verso le istituzioni, la stessa camorra - ribadisce il referente di Libera - non dobbiamo usarle come alibi. Rischiamo di combattere una guerra tra poveri. E fra non molto resteremo i soli a doverci confrontare con queste difficoltà».

Don Ciro batte il tasto sulla necessità di fare rete, sistema. «Tutti dipendono gli uni dagli altri. Lamentarsi è un lusso che non possiamo permetterci. Noi oggi offriamo una possibilità, una occasione, forse l'ultima, anche per i nostri giovani che scappano via da qui. Il futuro - dice - è esso stesso un'opportunità, non qualcosa che ci allontana da un passato felice».

Don Ciro lancia la sua proposta: «Creare una consulta che raggruppi associaizoni, chiese, istituzioni, forze dell'ordine, scuole, nella quale confrontarsi, analizzare i problemi ed avanzare proposte. Se non fossi convinto del fatto che potremo farcela, lascerei la tonaca e me ne tornerei nella mia città, ad Ercolano!».

Accanto a Don Ciro Cozzolino siedono Beatrice Pastore e Lucia Marchese, vedove rispettivamente di Raffaele e Andrea, due imprenditori uccisi per mano della criminalità organizzata. In particolare, Raffaele fu ammazzato il 23 novembre 1996 per aver denunciato i suoi estorsori. Andrea Marchese, invece, fu vittima di una rapina nel 1995.

«Stare qui ancora a parlare, dopo 22 anni, di non denunciare i criminali che chiedono il pizzo è davvero preoccupante - afferma la vedova Pastore -. Raffaele era un uomo che ha visto lontano. All'epoca denunciò ma rimase solo, fu lasciato solo. Non c'erano le leggi che oggi invece ci sono. Il suo non è stato il sacrificio di una singola persona, ma lo ha fatto epr tutta la sua città che amava tanto. Loro - dice rivolgendosi ai criminali - volevano mortificare il suo lavoro, la sua dedizione, il suo amore per la vita, i suoi diritti. Lui ha detto "no" ed ha pagato con la vita. Ma non è un eroe. Ha semplicemente combattuto per la sua dignità. La città allora avrebbe dovuto ribellarsi. E non è accaduto. E, cosa ancor più grave, non succede nemmeno oggi. Qualche domanda dobbiamo pur farcela se la situazione è ancora questa. Io sono andata via da Torre Annunziata. L'ho fatto per i miei figli - ha concluso Beatrice -. Il vero problema è che la città, nonostante gli sforzi di magistratura e forze dell'ordine, non è sicura, non è percepita tale dai suoi abitanti. Dico a voi commercianti: fate come ha fatto Lello, denunciate! Trasformate il gesto di Lello in qualcosa di più».

Le fa eco la vedova Marchese. «Dico solo una cosa. Abbiate coraggio. Io non mi sono fermata, ho riaperto dopo un mese dall'omicidio di mio marito».

Al dibattito apertosi, hanno rpeso poi la parola Giuseppe Pagano e Fabio Boccia, che hanno guidato negli ultimi 20 anni l'Associazione Commercianti. Pagano ha evidenziato come ci sia la necessità, per rinvigorire ils ettore del commercio, di assicurare maggior vivibilità e sicurezza. Per Boccia, invece, è opportuno un continuo dialogo tra la società civile, istituzioni, categoria per risollevare le sorti del settore, soprattutto per i giovani e al di là di qualsiasi steccato politico.

Il sindaco Ascione ha manifestato tutta la vicinanza dell'Amministrazione comunale ai commercianti colpiti dagli atti intimidatori. «Chiedono fiducia nelle Istituzioni. Noi siamo a loro disposizione per qualsiasi denuncia, anche in forma riservata. Mai più dovranno subire ricatti o estorsioni». Sullo sviluppo del settore, il primo cittadino ha avanzato la sua proposta: «Pedonalizzare alcune aree della città per verificare l'impatto sui cittadini-clienti e le capacità attrattive delle zone pedonali. Discutiamone insieme, anche in vista delle prossime festività natalizie».

Infine, la testimonianza di Pasquale Del Prete, il presidente dell'associazione antiracket di Ercolano. Proprio il "modello" attuato nella città del Miglio d'Oro è oggi preso ad esempio in tutta Italia di lotta efficace al pizzo. «Lo Stato c'è se lo interpelliamo - ha detto alla platea -. L'unica soluzione è fare squadra. Il nostro modello si basa su un aspetto molto semplice: fare la denuncia collettiva. In tal modo, i commercianti e gli imprenditori non si espongono in prima persona ed è maggiore la forza "contrattuale" per poter richiedere l'intervento dello Stato e delle forze dell'ordine. Nel nostro caso, ci sono stati cittadini che hanno semplicemente fatto i cittadini».

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