A cura della Redazione

Settantatre anni fa dello "scoppio dei carri" a Torre Annunziata. Era il 21 gennaio del 1946 quando, nel pomeriggio, il quartiere dei pescatori (l'Annunziata) fu squassato da un enorme boato. A deflagrare circa trenta vagoni carichi di munizioni - principalmente bombe d'aeroplano ad alto potenziale - degli Alleati (siamo nel periodo post II Guerra Mondiale) che erano stati stoccati all'interno dell'allora scalo ferroviario presente nel porto oplontino in attesa di lasciare la città. Solo pochi giorni prima c'era stato un altro incidente in cui persero la vita alcune persone.

L'intera zona fu completamente rasa al suolo, cancellando abitazioni e soprattutto vite umane. Furono 54 le vittime - 16 le donne -, centinaia i feriti (oltre 400). Vennero spazzate via intere famiglie. I nomi dei deceduti in quell'immane tragedia furono poi scolpiti, ad imperitura memoria, su una lapide che campeggia ancora oggi nelle vicinanze della Basilica della Madonna della Neve, posizionata l'1 maggio del '46 in occasione della festa dei lavoratori. 

Quell'episodio si trasformò ben presto in un dramma collettivo. I soccorsi giunsero da tutta Italia. Arrivò a Torre Annunziata anche l'allora Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi.

Una tragedia che può essere paragonata solo agli effetti nesfasti provocati dalla eruzione del Vesuvio avvenuta nel dicembre del 1631.

«Torre Annunziata non si rialzò facilmente e i torresi vissero quel dramma con grande umiltà d'animo tentando, in primis, di poter ristabilire nuovamente quella pace che sembrava oramai essere stata ritrovata dopo i terribili bombardamenti del '43 - spiega Vincenzo Marasco, presidente del Centro Studi Storici "Nicolò d'Alagno" -. Largo San Luigi oggi è ciò che resta degli scoppi del '46. Chi si ritroverà da quelle parti, soffermandosi, potrà ancora ascoltare le urla strazianti di chi, tra le macerie, perse praticamente tutto ma mai la dignità».

L'Amministrazione comunale e la Basilica della Madonna della Neve ricorderanno quella catastrofe nel pomeriggio, con una cerimonia solenne in piazza Giovanni XIII della Pace. 

(foto di copertina Archivio Vincenzo Marasco)

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