A cura di Enza Perna

"Ciao, sono Chucky, e fino alla fine tuo amico sarò!". Chi ama i films horror sa che questa è la celebre frase di Chucky, protagonista del film “La bambola assassina”. Sicuramente lo conosceva bene Nicola Di Martino, il 27enne di Torre Annunziata scomparso prematuramente il 9 aprile, dopo la lunga battaglia contro il male del secolo. 

Nicola nasce e cresce in uno dei vicoli del quartiere Provolera, ma era una “perla bianca”, lontano dal modo di vivere di molti giovani della zona. 

Appassionato di tatuaggi, films horror, in particolare della saga della "Bambola Assassina", cartoni e soprattutto amatore di corse e motociclette. Un ragazzo solare, educato, dolce, sorridente, legato alla sua famiglia, in particolare alla sua mamma. Nicola era benvoluto da tutti, circondato da tanti amici e dall’amore di sua sorella Tina e del cognato Mattia. 

Ed è proprio la sorella Tina che tre anni fa, in una delle tante giornate trascorse in compagnia del fratello, che nota quel “particolare” diverso nell’aspetto di Nicola.  “Lo vide strano - racconta Carmela, nipote di Nicola - e gli suggerì di effettuare dei controlli. Da lì l’inizio dell’incubo”. 

Il racconto di Carmela si interrompe diverse volte. Non riesce a parlare. Le lacrime e il dolore bloccano le sue parole. Quel ricordo dello zio così giovane, bello e pieno di vita non le dà pace. 

“Al Policlinico di Napoli - continua -  danno la sentenza e un nome alla sua malattia: leucemia. Da subito mille cure e un trapianto di midollo donato da mia madre Tina (sorella di Nicola, ndr)”. 

La battaglia di Nicola dura tre anni. Ma mai per un attimo si è arreso, mai triste, mai sconfitto. “Quando andavamo a trovarlo - ricorda Carmela  - non si è mai lamentato. Era sempre pieno di fili, mesi interi in una stanza da solo, ma non si è mai lagnato un secondo, anzi, era lui a rincuorare noi familiari. Lui asciugava le lacrime e confortava la madre e la sorella”. 

La sua vita non si era mai fermata. Finché ne ha avuto la forza ha anche partecipato alle gare di corsa. E ha coltivato l’amore. Sì perché Nicola si innamora della sua storica amica Mariarosaria. Cinque mesi di intenso amore al punto di programmare il giorno del matrimonio. Il 9 settembre. Era tutto scelto e stabilito. 

Dopo l’ennesimo controllo di routine, torna la “bambola assassina”, era così che Nicola definiva la sua malattia. Forse nessuno si aspettava che questa volta non gli desse scampo. Nessuno si aspettava che sarebbe riuscita a vincere questa battaglia contro un ragazzo così forte, così gioioso e pieno di vita. 

Invece il 9 aprile Nicola dice addio alla sua mamma, alla sua futura moglie, alla sua amata sorella, al cognato Mattia che lo ha sostenuto come un fratello. Ha detto addio a sua nipote Carmela e a tutti coloro che lo amavano. 

Se lo sentiva Nicola. Ha lasciato detto tutto ciò che avrebbe voluto nel giorno del suo addio alla terra. Le bambole assassine sul suo letto, la sua bara rossa, palloncini bianchi e rossi. 

Rosso sì, perché di rosso fuoco era la sua moto. 

Ai suoi funerali centinaia di persone. Un lungo corteo, il rombo di motociclette per dire addio a quel leone che ora sfreccia in sella alla sua "rossa" nell’alto dei cieli.

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