A cura della Redazione

I ragazzi provenienti da alcune scuole del territorio hanno avuto un confronto con le autorità regionali per affrontare il grave problema del “fiume-fogna”

Cosa può un pugno di voci, per di più giovani, in un mare di ciance, le ciance della burocrazia? Forse poco. Ma se queste voci si uniscono alle grida di migliaia di ragazzi, allora si può fare tanto.

Ed è così che una delegazione di ragazzi provenienti da quattro (liceo “Pitagora- B. Croce” di Torre Annunziata, liceo “Caccioppoli” di Scafati, ISIS “Leonardo da Vinci” di Poggiomarino,”liceo De Caro“ di Sarno e delle sessantasette scuole, sparse sul territorio, coinvolte in questa iniziativa tesa a bonificare il fiume Sarno, sono giunti a incontrare i responsabili del “Grande Progetto del Fiume Sarno” presso gli uffici regionali della Campania, a Napoli.

Il vicepresidente della regione Campania e assessore regionale all’Ambiente e all’Urbanistica, Fulvio Bonavitacola, e l’ingegner Roberto Vacca hanno accolto gli studenti e illustrato loro i dettagli di questo progetto. Progetto che inizialmente nasce col solo scopo di mettere in sicurezza l’area del bacino idrografico del Sarno dal rischio di alluvioni, ma che recentemente è stato ampliato al fine di raggiungere un ulteriore e più ambizioso obiettivo: il disinquinamento del corso d’acqua più inquinato d’Europa.

Esso prevede innanzitutto il completamento della rete fognaria, ancora deficiente in alcuni comuni del territorio. Questo è un passaggio fondamentale per la bonifica delle acque del fiume. Solo successivamente sarà possibile passare alla seconda parte del progetto: riconvertire le vasche di Pianillo e Formillo (comprese nei territori di Poggiomarino, San Giuseppe Vesuviano e Terzigno) da vasche di deposito a vasche di laminazione, senza le quali le città del bacino correrebbero il rischio costante di allagarsi. Grazie ad esse infatti si ridurrà a un terzo o a un quarto la quantità di acque bianche provenienti dal versante orientale del Vesuvio, il cui contributo, come dimostra uno studio effettuato dall’Università Federico II di Napoli, non può essere annullato.

Fatto ciò bisognerà completare il canale Conte di Sarno, i cui lavori di costruzione, che sono stati bloccati in passato a causa della presenza degli scavi di Pompei lungo il suo percorso, termineranno con la realizzazione di una seconda foce del fiume presso Torre Annunziata. Su quest'ultimo punto, però, c'è da fare una considerazione. La popolazione torrese ha subito per decenni la "violenza" del fiume non solo con il deposito dei rifiuti lungo le spiagge del litorale ma anche, e soprattutto, con l'inquinamento delle acque antistanti le sue coste. Subire un'ulteriore violenza con la seconda foce sarebbe intollerabile. Quindi reputiamo che il progetto debba essre condiviso anche con le Amministrazioni locali interessate alle infrastrutture che dovranno essere realizzate sui territori.

Per quanto riguarda il disinquinamento, ad oggi sono già funzionanti i collettori n. 1, 2, 3, 4, che avranno lo scopo di convogliare le acque reflue verso i depuratori (come quello di Angri, anch’esso già pronto per essere messo in funzione). Attualmente attive sono anche dodici delle quattordici centraline installate per il controllo della portata e della qualità delle acque in diversi punti del fiume. Infine il progetto prevede una riqualificazione del litorale presso cui sfocia il fiume.

Il “Grande Progetto del Fiume Sarno” richiederà un totale di 500 milioni di euro: è probabilmente la più grande opera pubblica attualmente in realizzazione in Campania. D’altro canto, anche i ragazzi hanno presentato ai rappresentanti regionali un progetto che è stato lanciato dal professor Derrick de Kerckhove: Sarnotelling. Esso prevede l’installazione di QR code presso sei ponti che attraversano il Sarno, i quali verranno rimessi a nuovo: tramite gli smartphone sarà possibile per tutti accedere a informazioni storiche, archeologiche, folkloristiche, etnografiche, scientifiche (riguardo la qualità delle acque). Insomma un incontro che offre speranza per il futuro di un territorio ucciso dall’uomo, e che ha ucciso continua a uccidere persone, colpite da tumori e altre malattie. Una terribile conseguenza dell’inerzia amministrativa del passato, a sua volta da imputare a un’opinione pubblica poco attenta e a un giornalismo poco impegnato nel pungolare le istituzioni e indurle ad agire.