A cura della Redazione

#andratuttobene #celafaremo. Arturo Ferrara ce l’ha fatta! Dopo 28 giorni di ricovero ininterrotto ospedaliero (dal 18 al 21 marzo a Vico Equense e poi al Covid Hospital di Boscotrecase), è tornato a mostrare nuovamente il suo contagioso sorriso ai suoi cari e, virtualmente, a tutti i suoi amici che trepidavano per la sua salute. Anche in redazione abbiamo esultato alla notizia della sua guarigione.

Arturo, 66 anni, ex bancario nonché eccellente chitarrista, è il primo torrese a sconfiggere il Covid19 e, appena dimesso dall’Ospedale di Boscotrecase, ci ha affidato un messaggio per raccontare questa esperienza che, seppur terribile, resterà indelebile per la straordinaria professionalità, abnegazione, abilità e altruismo di tutto il personale sanitario del nosocomio vesuviano.

Porterò per sempre nel mio cuore il sacrificio, la dedizione, la disponibilità, la professionalità, l'umanità e la cura che l'intero personale sanitario, a partire dai medici fino all'ultimo inserviente, ha dedicato a tutti i pazienti colpiti da questa terribile malattia.
Vederli bardati ogni giorno in quelle tute aerospaziali, a sudare e soffrire per il caldo, per il fastidio/dolore provocato da quelle mascherine strette sul viso, per l'appannamento continuo di quegli occhialoni spesso sovrapposti ad occhiali propri, per la scarsissima sensibilità delle dita delle mani ricoperte da tre, quattro paia di guanti che, ciononostante, non impedivano l’applicazione nelle nostre vene di ago, cannula e farfalline, con la massima delicatezza, senza procurarci un minimo di dolore.
Porterò per sempre con me lo stupore e la meraviglia di quando il caro Mimmo, infermiere dal cuore immenso, mi chiese se avessi bisogno di qualcosa o se avessi qualche problema. E quando io gli dissi che l'unico problema erano le setole troppo piccole dello spazzolino da denti che mi ero portato, uscì dalla stanza e ritornò dopo qualche minuto portandomene uno perfetto per le mie esigenze. O quando un altro infermiere alle sei del mattino entrò nella stanza, accese la luce, ci svegliò e ci chiese se preferivamo la brioche o la graffa che aveva preso in panificio per portarle ai covidiani ricoverati in reparto.
Ci sarebbero tanti altri episodi che potrei raccontare, ma alla fine le cose essenziali che mi porto dentro sono: l'incubo di aver affrontato e combattuto questa terribile malattia e la gioia ed il piacere di essere stato curato da queste persone semplicemente eccezionali.

Arturo Ferrara