A cura della Redazione

Disabili: rispettarli, apprezzarli, offrire e accettare amicizia.  Prosegue la sensibilizzazione sui diritti materiali e spirituali dei disabili, promossa da MIchele De Gaudio

Il magistrato emerito propone la testimonianza di Gino Alfani, nato a Torre Annunziata, ora residente a  Roma. E' una splendida narrazione: è sentimentale senza sentimentalismo, è profonda senza violare l'intimità, propositiva senza insegnare, umile senza essere remissiva. E' un contributo preziosissimo.

“Tra un mese mia figlia Marta compirà 36 anni - scrive Luigi Alfani -. Ha la Sindrome di Down. La Sindrome si accompagna con tanti, piccoli e grandi, problemi medici. Ma è disabile, non malata. E questa è una differenza che molti, troppi, non riescono a cogliere. Quando ti comunicano che tuo figlio ha problemi la mazzata è forte. Scende il buio sul tuo presente, ma soprattutto sul tuo e sul suo futuro. Ma devi organizzarti. Il principio fondamentale, trasmessoci da un terapeuta che troppo presto ci ha lasciato, è: dare maggiore importanza a quello che sa fare rispetto a quello che non sa fare. Rafforzando le competenze si creano i presupposti per alzare, poco alla volta, l’asticella. Abbiamo cresciuto nostra figlia “senza sconti”, come abbiamo fatto con l’altro, ed appena abbiamo scorto la possibilità di riuscire a passarle il messaggio, l’abbiamo resa consapevole delle sue difficoltà. Di risultati ne abbiamo ottenuti (ma un Vittori avrebbe potuto vincere un’Olimpiade se non avesse potuto allenare un Mennea?), e di traguardi ne abbiamo tagliati tanti. Ma un disabile vive ancora oggi in una specie di recinto sociale, dove la condiscendenza e/o l’ipocrisia hanno di gran lunga la meglio sull’accettazione o, addirittura, l’apprezzamento. Per motivi anagrafici oggi la maggiore preoccupazione è per il “Dopo di Noi”. L’applicazione della Legge 112 del 2016, che di questo tratta, stenta a decollare. Mia figlia è da tempo uscita di casa ed intrapreso un percorso di vita autonoma, ma il supporto e la supervisione sono ancora nostri. Sarebbe il momento che qualcuno raccogliesse il testimone, e ci lasciasse solo amarla immensamente, come facciamo dal primo giorno in cui è venuta al mondo”.

La giovane Marta lavora da tempo e qualche anno fa si è sposata, tra i primi in Italia, con un ragazzo down, con cui vive in una casa autonoma. Si tratta di un'esperienza innovativa di grande valore per il presente ed il futuro. 

(Nella foto in alto, Marta e Mauro nel giorno del loro matrimonio. Nella foto sopra, Marta con il papà Gino)