A cura della Redazione

Pubblichiamo la lettera dell'emerito magistrato Michele Del Gaudio nell'anniversario della morte del commerciante Raffaele Pastore (23 novembre 1996), trucidato per mano della camorra per essersi rifiutato di pagare il pizzo. 

"Raffaele Pastore, vittima innocente di camorra

Caro Lello, non so che esisti, ma il 23 novembre 1996 ti conosco… quando vieni ucciso dalla camorra… perché rifiuti di pagare il pizzo… consapevole della condanna al patibolo da parte dell’ingiustizia organizzata.

Il mio maestro Antonino Caponnetto sente di venirti ad abbracciare al funerale.

La mia mente sobbalza al pensiero di un romanzo di Erich Maria Remarque, divorato durante l’adolescenza. Racconta di un soldato tedesco che, durante la seconda guerra mondiale, spira al fronte nell’indifferenza: quel giorno il Bollettino di Guerra recita: “Niente di nuovo sul Fronte Occidentale”. 

Anche il tuo sacrificio passa inosservato: “Niente di nuovo in provincia di Napoli”.

Poi nasce, cresce, si moltiplica l’antimafia sociale torrese, nell’ambito di quella nazionale, in particolare fra ragazze e ragazzi, e ogni giorno, ogni 23 novembre, il Bollettino di Pace riporta: “Lello Pastore è vivo nonostante la morte”.

Caro Lello, ti abbraccio forte forte, come fanno bambine e bambini, e ti tengo stretto stretto al suolo terreno, assieme a tua moglie Bea, ai tuoi figli Salvatore e Giuseppe, ormai grandi, che continuano a testimoniare, assieme ad un mare di persone".