A cura della Redazione

Pronto, redazione di Torresette, sono Maria voglio raccontarvi la mia storia.

Il nome è di fantasia. Ma la storia è vera, simile a tante altre che affliggono la nostra città.

Maria è giovane. Ha solo 29 anni, è moglie e madre di 3 bambini. Una di appena due anni e due gemellini di sei mesi, uno dei quali afflitto da una rara malattia agli arti inferiori.

Maria ci invia la foto come testimonianza. Un'immagine che non pubblicheremo ma che dimostra la sofferenza di quella famiglia. Il marito di Maria lavora fuori dalla Campania, ma non guadagna abbastanza per coprire le spese necessarie per portare avanti la casa: affitto, spese per consumi, pappe, pannolini e, purtroppo, quelle per le cure mediche necessarie al piccolo.

Tutti assieme vivono in un monolocale di appena 40 mq, dove non vi sono né spazi sufficienti, né confort adatti a tre minori.

Ed ecco che entrano in gioco gli assistenti sociali. Arrivano i controlli. “La dottoressa delle Politiche Sociali – racconta Maria – mi ha subito aiutata e guidata. Una donna dolce e molto disponibile. Mi ha detto che non potevo vivere in condizioni simili, soprattutto avendo un bimbo disabile. Mi ha invitato così – continua Maria con voce rotta e a tratti irritata -  a fare domanda per concorrere ad un alloggio popolare. Così sono stata inserita tra i casi più urgenti e indifferibili. Contenta che il Comune mi stava aiutando, ero in attesa di una telefonata dall’Ufficio Politiche abitative”. Qualche giorno dopo Maria viene informata che c’era un alloggio nel parco Penniniello, ma era in condizioni disastrose perché era stato vandalizzato da ignoti. “Facemmo presente la situazione alla signora – afferma la responsabile dell’Ufficio comunale – spiegandole che al momento il Comune non aveva risorse per ristrutturare l’alloggio, ma lei volle comunque dargli un’occhiata prima di prendere una decisione”.

“Quando sono entrata ho trovato quattro mura, una casa senza infissi alle finestre, con servizi igienici vandalizzati, senza impianti funzionanti, senza porte interne, con mattonelle rotte. Insomma non era certo una casa ma un rudere. Mi sono così recata al Comune e ho restituito le chiavi. Mi è stato detto che appena si liberava un alloggio in condizioni decenti mi avrebbero richiamata”.

Ed ecco che Maria va su tutte le furie: “Sono senza parole, mi sento offesa perché quella non era un alloggio, ma una stalla. Io non ho la possibilità economica per rifare daccapo l’appartamento. Se l’avessi avuta, l’avrei comprata con le mie forze o avrei affittato un appartamento più grande di quello in cui vivo adesso. I soldi che guadagna mio marito sono appena sufficienti per far fronte alle spese mediche di mio figlio. Signor Sindaco -  conclude Maria quasi in lacrime -  mi aiuti, non lo faccia per me, ma per questo bambino che ha già sofferto abbastanza nei suoi primi sei mesi di vita”.

La storia di Maria, le difficoltà che vive ogni giorno è l’esempio di quanta sofferenza e povertà c’è a Torre Annunziata. Persone disagiate che chiedono aiuto alle Istituzioni.

Il comune di Torre Annunziata dopo la pubblicazione del bando e della relativa graduatoria ha incominciato ad assegnare gli alloggi man mano che si rendevano disponibili. Un’iniziativa molto apprezzata dai tanti richiedenti, in evidente stato di difficoltà e disagio economico-sociale.

Maria ci chiede aiuto e lancia il suo appello: “Sindaco, ci dia una casa, dia un alloggio dignitoso ai miei figli”.