A cura della Redazione

Tina Anselmi nasce il 25 marzo 1927. Partigiana, leader politica, sindacalista, deputata, prima donna a diventare ministra, per molti doveva essere la prima donna presidente della Repubblica.

È la “madre” della riforma sanitaria del 1978, che si basa su un principio: la salute è un diritto di tutti: non se ne può avere solo quanta se ne può comprare! La legge estende il servizio medico e ospedaliero a tutti, indistintamente e indipendentemente dal reddito.

Nel 1981, per il suo prestigio e la sua indipendenza, viene nominata presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2, che si protrae per 4 anni, nonostante i tentativi di insabbiamento. Alla fine sono raccolti 120 volumi, che documentano 147 sedute, 198 testimonianze, per quasi centomila pagine. No, per i miei processi non le ho lette tutte. Ho visto i volumi, ne ho consultati alcuni, ne ho tratto della fotocopie. Ma la circostanza più emozionante è l’incontro in Transatlantico, alla Camera dei deputati. La vedo seduta su una poltrona e subito chiedo ad un collega che la conosce di presentarmela. Ero talmente in soggezione di fronte ad una figura storica che tremavo tutto. Lei mi strinse la mano e disse: “So chi sei! Ti seguo”. Allora ero membro della Commissione sulle stragi terroristiche. Parlammo un po’, ma la mia goffaggine mi consigliò di non superare i dieci minuti. Siamo rimasti in contatto fino alla sua morte nel 2016.