A cura di Luisa Raia

Un mercatino dell’usato a cielo aperto? No, in realtà questa è via Caravelli, una delle strade dove sorgono la maggior parte dei parchi residenziali di Torre Annunziata. Una strada che collega via Prota a via Gino Alfani, la (ahinoi, momentaneamente interrotta) litoranea di Torre Annunziata.

Una strada adornata dai pini marittimi frondosi e talvolta pericolosamente inclinati e dalle nuove palme che di crescere non vogliono saperne mai. È una strada che, nonostante l’incuria, tutto sommato potrebbe rappresentare una parte amena della città.

Eppure lo scenario che si presenta quasi tutte le settimane – e per tutta la settimana – è di tutt’altro tenore: in via Caravelli sono allocati, a diversa altezza l’uno dall’altro, sul lato destro e sinistro della strada, due grossi cassonetti per la raccolta degli indumenti usati.

Ebbene, questi cassonetti vengono ciclicamente assaltati e svuotati da “pseudo-pannazzari” in cerca di merce da rivendere o da indigenti in cerca di indumenti da indossare o, in casi estremi, da chi forse pensa di trovare oltre agli indumenti, anche qualche elemento interessante nelle tasche di jeans, giacche e cappotti dismessi.

Affinché però la “cernita” possa davvero definirsi fruttuosa, è necessario che la mercanzia venga analizzata tutta e, per farlo occorre che venga distribuita nella maniera più ampia possibile.

Accade così che il “pannazzaro” di turno, dopo aver depredato il cassonetto, una volta scelti gli indumenti più consoni alla propria finalità, lasci poi il restante materiale languire tristemente sui muretti o sui marciapiedi della strada. E così via Caravelli diventa adornata, oltre che da pini frondosi e da palme nane, anche da giacche, cappotti, jeans e trolley vari.

Dal momento che risulta impensabile che possano essere predisposte squadre di controllo a presidio dei cassonetti (il problema riguarda non solo via Caravelli ma anche altre strade dove sono presenti i contenitori), bisognerebbe magari considerare di adottare un congegno che eviti l’apertura autonoma dei contenitori per gli indumenti, in modo tale che a poterlo fare sia soltanto il personale autorizzato al loro svuotamento.

Questo sicuramente non risolverà i problemi di una città, ma almeno attivarsi affinché il degrado non la faccia da padrone, può già essere un buon punto di partenza.