Secondo la notizia riportata in questi giorni dal quotidiano Metropolis, l’ex cine-teatro Metropolitan di Torre Annunziata dovrebbe trasformarsi in un centro commerciale.

Appresa la notizia, subito si è aperto un dibattito in città sull’opportunità di una simile iniziativa. C’è chi, nostalgico del passato, vorrebbe che quella struttura ritornasse ai fasti di un tempo per essere nuovamente destinata ad attività teatrali e/o alla proiezione di film; chi, invece, vede di buon occhio qualsiasi tipo di investimento purché si riqualifichi quell’immobile al centro della città.

Al di fuori di ogni retorica, cercherò di esprimere il mio parere al riguardo.

Con la chiusura dell’ultimo cine-teatro a Torre Annunziata, il Politeama, è venuto meno l’unico contenitore culturale importante dove si poteva assistere a rappresentazioni teatrali sia di compagnie professionistiche che amatoriali. Il comune oplontino da anni si era fatto portatore di questo interesse organizzando periodiche rassegne teatrali con il Teatro Pubblico Campano.

Ma il Politeama veniva utilizzato anche per manifestazioni di altro tipo: spettacoli musicali, saggi di danza, oppure per rappresentazioni teatrali organizzate da singole compagnie amatoriali. La proiezione di film trovava, invece, pochissimo seguito, relegata quasi al margine delle attività. La pandemia da Covid ha complicato molte le cose, al punto da costringere la proprietà a gettare la spugna e a chiudere definitivamente un simbolo storico di Torre Annunziata, inaugurato 115 anni fa, nel 1908.

E non pensate che non sia stato fatto nulla per salvare il Politeama. Io stesso mi sono fatto portatore di una cordata per rilevare la gestione del teatro, ma la proprietà sembrerebbe avere altri progetti al riguardo.

Ed ora torniamo all’argomento principale: il Metropolitan. Inaugurato nel 1958 ha chiuso i battenti negli anni ’80. Oggi la struttura è ancora lì presente nella sua imponenza, degradata ed abbandonata, una testimonianza degli anni d’oro della città, un simbolo che rimarrà solo nei suoi libri di storia e nei ricordi di chi ha vissuto la bellezza di quegli anni.

Per circa 40 anni nessun imprenditore ha trovato interesse a rilevare il Metropolitan, né per riprendere l’attività per la quale era nato né per realizzare altri progetti imprenditoriali. A proposito della prima, sarò franco: è inutile illudersi, nessun imprenditore investirà mai in questo settore perché non è redditizio. Molti teatri, ben più importanti del nostro, sono stati costretti a chiudere per mancanza di fondi. Da un'inchiesta di Report, infatti, emergono questi numeri: in Italia sono 428 i teatri chiusi, talvolta abbandonati da decenni.

Una cartolina dell'epoca di piazza Matteotti e del cine-teatro Metropolitan

Vi chiederete perché allora non lo acquista il Comune, ente che ha tra i suoi scopi principali la promozione della cultura? La risposta è molto semplice: perché non ha le risorse per farlo, e se anche si indebitasse all’inverosimile non avrebbe al suo interno né le competenze né i fondi per gestirlo. Per chi non lo sapesse, c’è un organo costituzionale dello Stato, la Corte dei Conti, ovvero la magistratura contabile, che vigila sui “conti” del Comune e interverrebbe immediatamente nei confronti degli amministratori qualora si spendesse una cifra folle per un bene senza che lo stesso trovasse poi un utile impiego. E poi è di pochi giorni fa l’approvazione da parte della Commissione straordinaria del progetto esecutivo per la realizzazione di un teatro multimediale nell’Aula consiliare di via Provinciale Schiti, con i fondi della Città Metropolitana di Napoli.

Ora io non so quali intenzioni abbia chi ha acquistato il Metropolitan e quanti metri quadrati occupa la superficie dell’ex cine-teatro, ma so con certezza, essendo stato assessore a Finanze e Commercio negli anni 2000, che le grandi strutture di vendita (dai 2.500 mq in su) non si possono realizzare nel nostro centro cittadino. 

In definitiva possiamo esprimere tutto il nostro disappunto per un utilizzo diverso del Metropolitan dalla sua destinazione originaria, ma le cose non cambiano. Semmai la domanda da porsi è un'altra: “E’ preferibile avere per l’eternità un rudere al centro della città, o invece sarebbe meglio che al suo posto nascesse una nuova attività imprenditoriale, che andasse a riqualificare la zona ed a creare anche nuovi posti di lavoro?”.