A cura della Redazione

Si è spento a 72 anni Angelandrea Casale. Giornalista, scrittore, autore di numerose pubblicazioni su temi storici, artistici e archeologici, con particolare attenzione alla zona vesuviana il cui approfondimento lo aveva portato a fondare la rivista “Sylva Mala”.  Tesoriere e Segretario dell'associazione internazionale Amici di Pompei, da vari decenni era Ispettore Onorario del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. I funerali si terranno domenica 19 ottobre alle ore 11.00 presso la Chiesa dell'Immacolata Concezione di Boscoreale.

Felicio Izzo, dirigente scolastico e attento osservatore degli uomini e del territorio, lo ricorda così.

Ci sono persone che manifestano un’eleganza naturale nella figura, nel portamento, nel garbo dei gesti, persino nel tono della voce. Sono discrete, misurate, ed è un conforto averle come amiche. Altre che questa armonia grazia la affidano alla profonda leggerezza della riflessione, all’eco armonioso delle parole, alla loro capacità di suscitare visioni, emozioni, percorsi di senso, di lasciare   inerzie di pensieri che sedimentano in ognuno sino a sentirli come propri, a creare un approdo di comprensione che pone in sintonia col mondo, con la vita. Certo momentaneamente, ma ad averli di tali momenti! E poi, non è forse fatta di momenti ogni esistenza? Momenti che diventano esemplari, anzi, la sostanza stessa della vita quando si fa memoria.

Angelandrea Casale le contemperava entrambe queste dimensioni. L’eleganza era la sua specifica cifra. Non un vezzo coltivato, un orgoglio da ostentare, una legittima vanità. Ma la sua stessa natura, il suo modo d’essere. Certo la prima, quella di figura, la doveva all’algoritmo cromosomico dei suoi avi. La seconda era stata una conquista faticosa, ma gioiosa. La sua passione, infatti, era lo studio, la sua vocazione il condividerlo. Perciò, ai miei occhi di brevilineo non proprio esile – e sono generoso con me stesso – con la comune predilezione per la lettura, mi appariva come la sintesi dell’uomo vitruviano, per misura e rigore, come simbolo e forma, esempio di geometria dell’assoluto.

Forse qualcuno parlerà di Angelandrea Casale come un uomo d’ altri tempi. Niente di più banale, Angelandrea era ed è un uomo di questi tempi. E per fortuna di questi tempi, mi viene da aggiungere, perché è in questi tempi che l’ho conosciuto, tempi che grazie a persone come lui consentono di credere che una vita trascorsa, una storia accaduta abbiano ancora un progetto di destino da assolvere.

 Ma non intendo parlare della sua strabiliante memoria, della sua sconfinata cultura. Quel che resta di un uomo è la memoria emotiva che ha lasciato. Che non è legata a una circostanza, a un episodio comune per quanto molteplici e importanti siano stati.   La vera memoria è quella che ti porta al largo, come in una barca senza governo. E ti lascia lì senza punti di riferimento, con la costa invisibile che non sai neanche da che parte sia per immaginarla allo sguardo. Nel silenzio della distesa uguale del mare resta l’ansia dell’orizzonte che sembra avvicinarsi a raccontarci della nostra vita e di quanti l’hanno resa tale. 

Davvero non si contano le pubblicazioni di Angelandrea Casale. No, non della grande storia, quella degli eserciti e delle battaglie, dei congressi e delle date decisive quanto quella delle comunità, delle vicende senza eroi, o meglio di quelli che non finiranno sui manuali, ma dell’eroismo dei valori dimenticati, dell’orgoglio di appartenenza, che, in lui, sopravviveva anche nell’inflessione da “colto uomo del Sud”.

Perché la storia, la grande storia, non è maestra di vita. Troppo miseri d’animo e privi d’intelletto e di senso umano i discepoli. Anzi è di tutta evidenza – la semplice cronaca lo conferma urlandolo – che insegna cose di cui ci si dovrebbe solo vergognare.

Ma i maestri di storia si ostinano a pensare che non sia così e che serva ricordare e credere nel futuro sempre confidando nel conforto dell’umanità redenta. I maestri di storia e di vita. Come Angelandrea Casale.