A cura della Redazione

Aveva solo 21 anni Salvatore Caliano, il giovane morto mentre svolgeva le pulizie ad un lucernario di un ascensore di un palazzo in via Duomo a Napoli. Il ragazzo, di Forcella, lavoarava in un bar e per arrotondare non si sottraeava ad altri lavoretti onesti. Faceva anche il calciatore, Salvatore. E il suo sogno era proprio quello di affermarsi nel mondo del pallone, sulle orme del padre Gigi, ex, tra le altre, di Savoia, Ischia, Giugliano, Gladiator, Afragolese.

«Esprimo il mio e il nostro cordoglio alla famiglia di Salvatore, uno dei tantissimi figli della Forcella onesta ed operosa, morto per guadagnare 35 euro - ha detto il segretario nazionale di DemA (la lista del sindaco de Magistris), Enrico Panini -. Salvatore aveva scelto comunque un lavoro e non altre strade per guadagnare alcuni spiccioli e questa tragedia testimonia di un rifiuto radicale ad un sistema criminale che ti promette guadagni immediati e facili. Piuttosto che riposarsi, nell’ora di pausa dell’attività di barista, aveva deciso di guadagnare un piccolo extra con un lavoro onesto. Una scelta che gli è costata la vita. Ed è inaccettabile che si muoia così».

Salvatore è solo l’ultima vittima di una strage continua, che nel 2017 ha strappato la vita ad oltre 600 lavoratori, stando ai dati ufficiali. Ed è per questo che Panini, a nome del movimento DemA, rivolge un appello alla politica: «E’ il momento che ci si impegni concretamente ad attuare la nostra Costituzione, garantendo la sicurezza sui posti di lavoro: serve un impegno concreto a livello nazionale, con norme stringenti e maggiori controlli. Ogni giorno migliaia di ragazzi come Salvatore scelgono da che parte stare, sudando e lavorando duro: vanno difesi e tutelati con una lotta senza quartiere al lavoro nero e insicuro».

Per essere sempre aggiornato clicca "Mi Piace" sulla nostra pagina Facebook