A cura della Redazione

Non ci sono prove, assolti il figlio del boss Gallo e il suo presunto complice. Tornano liberi i due giovani del Parco Penniniello accusati di aver provato ad uccidere uno zio insieme ad un complice, ma che per errore ferirono un giovane che era in auto con lui. Per i due 20enni di Torre Annunziata, Raffaele Gallo, detto Lello 'o pisiello, e Vincenzo Falanga, alias 'o gemello, entrambi già noti alle forze dell'ordine, arrivano assoluzione e scarcerazione immediata. 

Eppure era stata chiesta una pesante condanna per il figlio del boss del Penniniello e il presunto baby killer. Per loro, il pm Emilio Prisco aveva chiesto la condanna a 13 anni di reclusione per tentato omicidio. I due erano finiti in carcere ad agosto 2017 in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare per tentato omicidio e porto abusivo di arma da fuoco, emessa dal gip Giovanni de Angelis del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della locale Procura.

Secondo l'accusa, i due erano entrati in azione in via Cuparella il 27 gennaio dello scorso anno, sparando diversi colpi d'arma da fuoco contro una Mercedes Classe B a bordo della quale c'era lo zio di Gallo junior, l'incensurato Salvatore Iovene di 31 anni, e un giovane di 19 anni, Vittorio Nappi, quest'ultimo rimasto gravemente ferito al torace. Sul posto, i carabinieri trovarono 3 bossoli, ma a sparare furono forse due pistole, una delle quali un revolver: le vittime hanno raccontato di almeno 5-6 colpi esplosi contro l'auto, ad altezza giusta per poter uccidere.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, smentita dalla sentenza di primo grado, Gallo (figlio del boss Francesco 'o pisiello, il padrone della casa in cui fu girata la fiction Gomorra) voleva uccidere lo zio materno per punire la madre. In pratica, la faida tra Gallo-Cavalieri e Gionta passava anche dal "tradimento" della donna del capoclan (madre di Lello Gallo), che aveva scelto di lasciare il marito e poi si era legata sentimentalmente al figlio di uno dei capi rivali. Per questo, ad appena 18 anni, avrebbe tentato di uccidere lo zio materno ma, durante l'agguato, rimase ferito per errore un giovane che era in compagnia del vero obiettivo del raid.

Si era trattato, dunque, di una vendetta trasversale per "punire" la madre che non solo si era permessa di lasciare il padre, potente capoclan, ma che addirittura adesso ha una relazione con il figlio incensurato di Umberto Onda, uno dei capi dei Gionta, oggi detenuto per scontare l'ergastolo per uno dei tanti omicidi di cui è accusato. 

Il collegio difensivo, formato dagli avvocati Ciro Ottobre, Raffaella Farricelli, Roberto Cuomo e Giuseppe De Luca, ha invece chiesto e ottenuto l'assoluzione per mancanza di prove. E, soprattutto, puntando su una delle indiscrezioni investigative venute fuori poco dopo l'agguato: forse era veramente Nappi l'obiettivo del raid, perché ritenuto vicino agli ambienti dello spaccio di droga.

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